1Verse: in Corea del Sud debutterà la prima boy band con membri nordcoreani
La musica ha il potere di unire culture e abbattere barriere, e la storia dei 1Verse lo dimostra. Questa nuova boy band K-pop è composta da cinque giovani provenienti da contesti diversi; tuttavia, ciò che li distingue non è solo la loro musica, ma anche la storia di resilienza che portano con sé.
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Una ventata d’aria fresca sta per colpire il mondo del k-pop, e i più curiosi sono già sull’attenti. I 1verse non sono solo una nuova band K-pop, ma un progetto che racconta sogni, sacrifici e incontri tra culture diverse.
I cinque membri provengono da contesti completamente differenti: Hyuk e Seok, entrambi nordcoreani, Aito dal Giappone, e Kenny e Nathan dagli Stati Uniti. Ciò che li unisce è la voglia di raccontare, attraverso la musica, storie che il mondo non ha ancora ascoltato.
Dalle strade della Corea del Nord…
Hyuk aveva solo nove anni quando ha iniziato a mendicare nelle strade della provincia di Hamgyong, una delle più povere della Corea del Nord. Per sopravvivere, svolgeva commissioni per i soldati, vendeva funghi raccolti nei boschi e, in casi estremi, rubava cibo. La sua infanzia è stata segnata dalla fame e dall’abbandono scolastico, tanto da descrivere la sua vita come una costante lotta per sopravvivere, senza spazio per i sogni.
Ma i sogni, in realtà, li aveva. Dopo la separazione dei genitori, il padre lo convinse a raggiungere la madre in Corea del Sud. Hyuk fuggì dal Nord nel 2013, attraversando diversi paesi con un viaggio complesso e rischioso; un viaggio di cui, però, l’aspirante idol non ha mai voluto parlare in modo diretto. L’impatto con la realtà sudcoreana, una volta arrivato a Seoul, fu difficile: il sistema educativo competitivo e la mancanza di istruzione alle spalle lo misero a dura prova. Trovò conforto nella scrittura, componendo poesie e testi rap in cui riversava la sua solitudine e le sue emozioni.
L’incontro con la musica e il debutto imminente
Nel 2018, la sua partecipazione a un programma televisivo educativo attirò l’attenzione di Michelle Cho, ex produttrice della SM Entertainment e fondatrice di Singing Beetle. Inizialmente diffidente, Hyuk temeva di essere vittima di una truffa, una paura comune tra i disertori nordcoreani. Ma la perseveranza di Michelle e il suo investimento nel progetto convinsero Hyuk a fidarsi. Insieme a Seok, che aveva conosciuto il K-pop grazie a contenuti di contrabbando durante la sua vita in Corea del Nord, iniziò un percorso di formazione intensivo.
Le ore di allenamento erano estenuanti: canto, danza, etichetta e gestione delle interviste. Michelle Cho ricorda di averli visti così determinati da temere che stessero esagerando. Hyuk, che inizialmente eseguiva gli ordini senza fare domande, oggi si mostra curioso e critico, chiedendo spiegazioni e ragionando sulle scelte artistiche.
Un gruppo multietnico e una missione importante
Accanto a loro, ci sono Aito, il più giovane del gruppo, che inizialmente temeva i compagni nordcoreani a causa della storica ostilità tra Giappone e Corea del Nord, e Kenny, che ha dovuto adattarsi alla cultura coreana del condividere i pasti, abituato com’era a mangiare da solo guardando Netflix. L’ultimo ad unirsi è stato Nathan, americano di origini laotiane e thailandesi.
Il debutto avverrà negli Stati Uniti, una scelta strategica per attrarre un pubblico internazionale. Ma il sogno più grande di Hyuk è che un giorno anche i suoi connazionali del Nord possano ascoltare la sua musica. In un paese in cui il consumo di contenuti sudcoreani è punito con il carcere o, nei casi estremi, con la morte, questa speranza rappresenta una sfida enorme.
“Se io ce la faccio, anche altri disertori potrebbero sentirsi incoraggiati a sognare in grande”, dice Hyuk. Perché 1Verse non è solo una band, ma un simbolo di speranza e cambiamento.