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Napoli, gli allenatori dell’era De Laurentiis – Prima parte(2004-2015)

Napoli: Rudi Garcia è appena il secondo tecnico straniero negli ultimi 19 anni. Da Ventura(2004) al trionfo di Spalletti, tutti gli allenatori che hanno fatto la storia recente del club azzurro(prima parte)⬇️

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📷napolitoday“Welcome mister” – Il francese ha fatto ritorno in Italia, dove mancava da gennaio 2016 quando venne esonerato dalla Roma

Una volta salutato Luciano Spalletti, l’uomo capace di riportare a Napoli uno scudetto atteso da ben 33 anni, in casa azzurra si era aperto un casting per la panchina che, a detta del presidente, avrebbe coinvolto addirittura 40 nomi, con tanto di suspence cinematografica tipica del personaggio. A sorpresa, la scelta di De Laurentiis è ricaduta sullo svincolato Rudi Garcia, quando sembrava che il candidato numero uno fosse invece Christophe Galtier, prontamente sbattuto in prima pagina dall’Equipe come nuovo allenatore della squadra Campione d’Italia.

L’imprenditore romano, alla guida del Napoli dal 2004, non è nuovo a ribaltoni di questo tipo, con sommo stupore da parte di chi cerca di prevederne le mosse. Sebbene il suo carattere vulcanico e intriso di protagonismo venga spesso indicato come un fattore destabilizzante, nel corso degli anni don Aurelio ha dimostrato di possedere senz’altro quello che i latini avrebbero chiamato “Intuitus personae” , ovvero la capacità non comune di fiutare le qualità dell’altro e di intuirne le potenzialità, andando in controtendenza rispetto alle opinioni di buona parte della piazza partenopea e spesso anche di molti addetti ai lavori.

D’altronde se si guarda alla timeline degli allenatori che si sono succeduti alle pendici del Vesuvio dal 2004 ad oggi, elemento ricorrente è proprio l’intuito presidenziale nell’individuare di volta in volta il profilo adatto ad inserirsi in quella specifica congiuntura temporale per ottenere dalla squadra quasi sempre il miglior risultato possibile. Va detto però che in questi 19 anni di gestione De Laurentiis non sono mancati alcuni passaggi a vuoto, relativamente alla scelta del tecnico, avvenuti comunque nell’ambito di un percorso di crescita che ha portato il club azzurro a consolidarsi ai vertici del calcio italiano, fino allo scudetto vinto nella passata stagione🏆. (continua sotto👇)

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📷Il Napolista

Nella turbolenta estate del 2004, il primo allenatore della nuova era a sedersi sulla panchina dell’allora Napoli Soccer (questa la denominazione del club post-fallimento) fu Gian Piero Ventura, tecnico che poteva già vantare dei trascorsi in massima serie. Complici le difficoltà societarie legate alla ripartenza ed una rosa ancora incompleta, il cammino degli azzurri in serie C inizia piuttosto male e l’esperienza di Ventura si conclude anzitempo nel mese di ottobre. A succedergli è un altro vecchio bucaniere come Edy Reja, esperto in salti di categoria, reduce da una promozione in A con il Cagliari. Grazie alla sua esperienza e agli innesti del mercato di Gennaio, il Napoli vive un periodo di ripresa che lo porta a conquistarsi un posto nei playoff, poi persi in finale nella doppia sfida con l’Avellino.

L’anno giusto per centrare il ritorno in cadetteria è il successivo. Smaltita la delusione e fatto tesoro della prima esperienza in C, Reja viene confermato da DeLa alla guida dei partenopei, che riesce sagacemente a condurre in B, questa volta dominando il torneo. La stagione seguente, 2006/07, passa alla storia per sancire la promozione in Serie A degli azzurri in un campionato appassionante, concluso al secondo posto alle spalle della Juventus e davanti al Genoa (l’aritmetica arrivò proprio con un pareggio per 0-0 in casa dei rossoblù). Ma la parabola del tecnico di Gorizia in terra campana non si esaurisce qui. Reja resta l’allenatore azzurro fino al 2009, sono gli anni dell’assestamento del Napoli appena tornato in massima serie, anni in cui si segnala un ragguardevole ottavo posto nonché il lancio di calciatori destinati a scrivere pagine storiche per il club come Ezequiel Lavezzi e Marek Hamsik.

📷Goal.com – Walter Mazzarri, allenatore del Napoli dal 2009 al 2013

Il primo vero passaggio a vuoto nelle scelte di Aurelio De Laurentiis riguarda Roberto Donadoni. Il patron azzurro si convince ad affidargli la panchina dopo averlo conosciuto tramite amicizie in comune, salvo pentirsene quasi subito. L’avvio di campionato del Napoli è negativo, lo score delle prime sette gare è di 4 sconfitte, un pareggio e appena due vittorie e porta Donadoni a venire sollevato dal suo incarico. L’esonero subitaneo dell’ex Milan apre le porte all’arrivo di Walter Mazzarri, che tanto bene aveva fatto alla guida della Samp. L’allenatore toscano riesce in pochissimo tempo a risollevare le sorti della squadra. Il suo è un calcio semplice e dinamico che fa presto breccia nelle menti dei calciatori e consente al Napoli di cambiare marcia, inanellando una lunga sfilza di risultati positivi.

La stagione 2009/10 si chiude con il sesto posto, che significa ritorno in Europa dopo 19 anni. Da allora il Napoli non è più uscito dalla zona europea, fatto inedito per il club in un lasso di tempo così lungo. Nel triennio seguente la squadra di Mazzarri rilancia le proprie ambizioni di vertice. I tifosi azzurri possono tornare a sognare ad occhi aperti, come non accadeva dall’epoca maradoniana. Il ruolo del tecnico di San Vincenzo è stato fondamentale nel plasmare un’identità forte, un viscerale senso di appartenenza che ha fatto sì che un Napoli dai valori tecnici ancora lontani da quelli raggiunti in seguito riuscisse a raccogliere risultati eccezionali, entusiasmando il pubblico.

Sotto la gestione Mazzarri si annoverano alcune delle partite più emozionanti che i supporters azzurri ricordino: dalla doppia vittoria contro la Juventus, con Edinson Cavani mattatore, alle incredibili vittorie in Champions League contro Man City e Chelsea, passando per l’impensabile rimonta contro la Lazio(4-3) ed il 3-1 inflitto al Milan. Una formazione di lottatori che non si arrendeva mai e che ha saputo conquistarsi un posto meritato nelle migliori memorie degli appassionati 1926, portando inoltre a casa una Coppa Italia, strappata proprio alla vecchia signora, che ha rappresentato il primo trofeo in 22 anni.

📷Rafael Benitez, al Napoli dal 2013 al 2015

Consumatosi bruscamente il divorzio da Mazzarri, volato all’Inter dopo aver dichiarato di volersi prendere un anno sabbatico, De Laurentiis decide che è giunta l’ora di puntare in alto. Serve un nome grosso per rilanciare la sfida al vertice e per dare una visibilità internazionale al marchio del Napoli, attirando sponsor e calciatori importanti. Il nome è quello di Rafa Benitez, già vincitore della Champions League con il Liverpool (2005) e forte di un’esperienza costruita all’interno di realtà blasonate come Valencia, Chelsea ed Inter, seppur quest’ultima durata pochi mesi. L’allenatore iberico è il primo tecnico dal riconosciuto pedigree europeo a sedersi sulla panchina azzurra, la prima vera scommessa presidenziale puntata allo scopo di alzare la famosa asticella della competitività sia in Italia che all’estero.

La mission voluta da De Laurentiis si realizza solo in parte. Sul fronte legato all’immagine del brand, i risultati sono presto ottimali. La campagna acquisti dell’estate 2013 porta all’ombra del Vesuvio calciatori di respiro internazionale, su tutti un già affermato Gonzalo Higuaìn ed un giovane Dries Mertens, oltre ad Albiol e José Maria Callejon, prelevati anch’essi dal Real Madrid. La parentesi biennale di Benitez tuttavia non soddisfa a pieno le aspettative: sono due i trofei conquistati (Coppa Italia e Supercoppa Italiana nell’anno solare 2014) ma in campionato la distanza dal primo posto resta siderale. La seconda ed ultima stagione dello spagnolo a Napoli, nonostante un buon cammino europeo, ha un epilogo addirittura disastroso, con la mancata qualificazione alla Champions League in virtù di una sconfitta patita in casa contro la Lazio all’ultima giornata (2-4).

Se i risultati del biennio con Benitez non sono esaltanti, con alcuni entusiastici picchi prestazionali, specie nelle coppe, ma sopratutto con l’onta di non essere riusciti a centrare nemmeno la qualificazione alla Champions nel secondo anno, a livello di calciatori aggiunti all’organico ( si pensi a Kalidou Koulibaly e Jorginho, arrivati nel gennaio del 2014) si può dire che siano state quantomeno poste le basi per il ciclo successivo, che stavolta avrà come protagonista un volto totalmente nuovo e dal profilo radicalmente opposto a quello del titolato manager spagnolo.

Copertina:Eurosport

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