Ucraina e ambiente, una tragedia nella tragedia
Ucraina: l’impatto della guerra sull’ambiente in un report presentato alla conferenza internazionale sul clima tenutasi a Boston👇
I dati. Come tristemente noto, la guerra in Ucraina va avanti ormai da quasi diciotto mesi e non sembra volersi avvicinare ad alcuno sbocco risolutivo, essendosi invero arenata in una fase di stallo dalla durata incerta, situazione che avevamo già documentato in un articolo dell’8/07/23, dedicato alle minacciose dichiarazioni di Dmitrij Medvedev :guerra-in-ucraina-medvedev-shock-lapocalisse-nucleare-e-probabile/. Il conteggio che quotidianamente accompagna la cronaca del conflitto, se di certo non può non definirsi drammatico per quanto attiene alle vittime in primis e alle infrastrutture, desta inoltre una certa preoccupazione in merito ai disastrosi effetti climatici dello stesso. Un grande eco-sistema, come quello geograficamente collocato nel delta del fiume Dnipro, rischia infatti di venire in larga parte compromesso dalle numerose scorie derivanti dagli scontri tra i due eserciti. In Ucraina diversi corsi d’acqua avvelenati, dighe distrutte, alberi bruciati ed intere aree naturali ridotte a giganteschi crateri fumanti. E’ questa la tragica realtà che emerge dall’ultimo report ufficiale realizzato dagli scienziati dell’Onu e presentato dinanzi alla Conferenza internazionale sul clima di Boston, svoltasi lo scorso 7 Giugno. Tradotto in numeri, l’impatto della guerra sull’ambiente si fa ancora più esplicito. Da questo punto di vista il conflitto è stato un vero e proprio ecocidio: oltre 12mila km² di riserve naturali distrutti, con il rischio di sterminare 600 specie animali e 750 vegetali. A questo scenario vanno aggiunte le preoccupazioni collegate alla presenza sul territorio ucraino della più grande centrale nucleare d’Europa, quella di Zaporizhzhia, da tempo oggetto di un fuoco incrociato in merito alle responsabilità di un eventuale disastro atomico.
Prospettive. In Italia, a riprendere meritoriamente il tema degli effetti sul clima della guerra in Ucraina era stata la giornalista Milena Gabanelli in una puntata della sua rubrica “Dataroom”. Pur nella difficoltà di pervenire ad un calcolo preciso, stante la prosecuzione del conflitto lungo una tempistica che ad oggi appare indefinita, la sua ricerca ha fatto sì che si potesse delineare un quadro piuttosto preciso delle criticità ambientali presenti nella zona attualmente più “calda” d’Europa: 155 milioni di CO2 in 15 mesi. Questa è la stima delle emissioni nocive prodotte finora dall’invasione russa in Ucraina, e causate dai bombardamenti che hanno incendiato raffinerie, depositi di carburante, foreste e l’esplosione dei gasdotti Nord Stream. Ad essere stati bersaglio di attacchi russi sono altresì le strutture industriali, la cui distruzione ha prodotto il rilascio nelle acque di liquami non filtrati e sostanze altamente tossiche. Parimenti l’aria non può certo dirsi immune da alterazioni, con l’addensarsi delle fibre d’amianto contenute negli innumerevoli edifici distrutti. Oltre alla tragedia umanitaria, giorno dopo giorno si sta materializzando una catastrofe ambientale dalle conseguenze disastrose anche per i popoli europei non direttamente coinvolti nel conflitto.