Cultura

“Gli ultimi maestri d’ascia di Aci Trezza” di Clemente Cipresso –

Storie autentiche all’ombra dei faraglioni

Nella splendida cornice del Monastero dei Benedettini di Catania, davanti a una platea di studenti universitari, l’autore racconta la genesi del suo ultimo libro. Ad accompagnarlo ci sono i veri protagonisti della storia👇

📸Clemente Cipresso, primo da dx, presenta “Gli ultimi maestri d’ascia di Aci Trezza”Al centro Salvatore Martino Rodolico insieme ai figli Nuccio, secondo da dx, e Gianni, primo da sxvoceliberaweb

Un mestiere tramandato di padre in figlio, un emozionante spaccato di vita vissuta, echi del verismo verghiano che risuonano in una storia dal sapore genuinamente autentico. Questa l’essenza del racconto dal titolo “Gli ultimi maestri d’ascia di Aci Trezza” scritto dal dott.Clemente Cipresso e presentato martedì 28 Novembre alle studentesse e agli studenti delle facoltà umanistiche dell’Università di Catania, sotto le auguste volte del Monastero dei Benedettini, per volere del professore Salvatore Cannizzaro.

Un’occasione importante per riflettere, insieme all’autore, sull’inestimabile valore culturale che promana letteralmente da ogni luogo di questo paese, così denso di storie appassionanti, meritevoli di essere catturate dalla penna di chi, da umile osservatore, le registra per poi dare loro una forma nuova, fruibile, che ne preservi il contenuto fondamentale. Per chi scrive, la vera sfida era riuscire a mantenere intatto il valore della ricostruzione storica, ottenuta raccogliendo testimonianze dirette, e al contempo far vibrare tutte le emozioni delle persone, non sarebbe corretto definirle “personaggi”, che popolano il racconto. Sono loro, i veri maestri d’ascia, i protagonisti unici di una tradizione ultracentenaria, tra i simboli riconosciuti del borgo marinaro di Aci Trezza.

Al centro della narrazione vi è la famiglia Rodolico e il suo cantiere navale, costruito sul finire dell’800 grazie agli sforzi di Salvatore e del figlio Sebastiano. La gestione del cantiere, all’interno del quale si realizzano dapprima barche a vela e in seguito, con il mutare delle esigenze, motopescherecci e barche per il diporto, passa di generazione per finire nelle mani di Salvatore che inizia a costruire imponenti imbarcazioni che si spingono fino alle coste greche e tunisine per la pesca del pesce spada. Terminata l’età dell’oro, identificabile con gli anni ’60, per il cantiere navale dei Rodolico, ormai divenuto un luogo storico ed emblema culturale, iniziano a sorgere delle problematiche, ambientali e burocratiche, che arrivano a metterne in discussione la stessa esistenza. Qui subentra il coraggio della popolazione locale che non esita a schierarsi a difesa dei Rodolico, a tutela di un patrimonio identitario del luogo che rischia di venire spazzato via, qualifica che spetta di diritto al loro cantiere navale. Il compromesso fondamentale tra l’esigenza di preservare tutto il corredo emotivo di chi queste storie le ha vissute davvero e la volontà di raccogliere tali testimonianze, alla stregua di un cronista, rappresenta il reale successo dell’opera di Clemente Cipresso, un libro capace di far immergere i lettori nella realtà dell’epoca, senza tradire il contenuto emozionale dato dal vissuto dei protagonisti.

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