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Giuliano de’ Medici e Simonetta Vespucci, una storia rinascimentale tra mito e realtà

Dalle opere di Botticelli a quelle di Raffaello nell’arte, dagli scritti di Petrarca a quelli di Shakespeare nella letteratura, l’idealizzazione dell’amore in epoca rinascimentale è uno dei tratti distintivi del periodo di rinnovamento che vide nella Firenze del ‘400 la propria culla. In essa confluiscono arte e cultura, amore e potere, tutti elementi caratteristici anche di una famiglia che ha legato per sempre il suo nome al capoluogo toscano: la dinastia dei Medici.

La storia dei Medici e quella di Firenze sono indissolubilmente unite, l’una ha fatto grande l’altra, ne ha accresciuto il prestigio e l’ha resa maestosa. Attraverso i suoi Signori la città è diventata uno dei centri culturali di maggior prestigio di tutti i tempi. Artisti, scienziati, scrittori e pensatori hanno trovato in essa il proprio posto felice, il proprio “lucus amoenus”. Ma Firenze è stata sempre di più. Respirando e coltivando l’amore, il più puro dei sentimenti, e la brama di potere, il più materiale dei desideri, accade spesso che questi due elementi si leghino, probabilmente perchè rappresentativi della natura dell’uomo, dando vita a storie e a miti che saranno fonte d’ispirazione per l’arte e per la letteratura insieme.

Ritratto di Giuliano de’ Medici, Botticelli

Ed è in questo contesto che si inserisce la storia di uno degli esponenti più importanti dei Signori di Firenze, Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo il Magnifico. Di lui ce ne offre un importante ritratto Poliziano, autore e poeta del ‘400. Fu proprio quest’ultimo, attraverso un poemetto rimasto poi incompleto, a riportare una delle storie d’amore più discusse, secondo alcuni addirittura solo idealizzata, del tempo. Il titolo dell’opera è “Le stanze per la Giostra” e fu scritta per celebrare il successo del “Magnifico Giuliano” ad un torneo organizzato dal fratello nel 1975. Tra le pagine di Poliziano troviamo la più importante delle testimonianze circa uno dei presunti amori più infelici della Firenze rinascimentale, quale quella tra lo stesso Giuliano de’ Medici e Simonetta Vespucci, una delle nobildonne più note dell’epoca.

Simonetta Cattaneo proviene da una famiglia genovese assai benestante e in giovane età sposa Marco Vespucci. I due si trasferiranno a Firenze, dove la bellezza di Simonetta sarà esaltata addirittura da Sandro Botticelli che in lei individuerà la musa ispiratrice per molte sue opere. La fama di Simonetta cresce rapidamente in tutta la Signoria, congiuntamente alle voci di una sua relazione con Giuliano. Nell’opera di Poliziano è riportato un evento che sembra però dare credibilità alla storia o che comunque risulta capace di testimoniare l’amore che il giovane provava per quella che comunque rimaneva una donna sposata.

Ritratto di Simonetta Vespucci, Botticelli

L’occasione è quella del torneo che vedrà “Iuliano” -per riprendere il testo autentico- trionfare. Il momento è quello in cui il giovane si prepara alla Giostra mentre tutta piazza Santa Croce accoglie la miriade di persone che si è riversata in essa. Sfilano gli stendardi e tra questi quello del futuro vincitore. Si tratta di un’opera di grandissimo pregio, realizzata proprio da Botticelli, raffigurante proprio Simonetta Vespucci nelle vesti della Dea Minerva, simbolo di castità e purezza. Accanto ad essa spicca una frase in francese antico che recita “La sans par”, cioè “La senza pari”. Ne le “Stanze de messer Angelo Poliziano cominciate per la giostra del magnifico Giuliano di Pietro de Medici” l’autore sembrerebbe poi rappresentare lo stesso Giuliano come un cacciatore, la cui peculiarità risulta essere un quasi totale disinteressamento all’amore. Tuttavia il giovane incontrerà una Ninfa, figura che si può facilmente associare a quella di Simonetta, e ingannato da Cupido se ne innamorerà perdutamente. Vi è poi un’altra opera che sembra unire Simonetta e Giuliano ed è il quadro “Venere e Marte” del già citato Botticelli. In esso i due protagonisti ritratti sulla tela altro non sarebbero che i due giovani innamorati.

“Venere e Marte”, Botticelli

A Firenze la frequentazione tra i due giovani fu sempre assai discussa ma non fu mai confermata dai diretti interessati, suscitando invece la rabbia della famiglia Vespucci, in particolar modo dal suocero della ragazza. Tuttavia da alcuni scritti di quest’ultimo sembrerebbero emergere delle conferme sulla presunta relazione. In una lettera scritta dallo stesso Piero Vespucci e datata gennaio 1479, viene raccontato come lo stesso Giuliano, presentandosi innanzi alla porta di questi, palesando una certa sofferenza, avrebbe domandato alcuni vestiti e altri piccoli oggetti di Simonetta, venuta a mancare a soli 23 anni dopo essersi ammalata di tifo. Secondo le cronache del tempo il giovane commissionò ai poeti a lui vicini la composizione di opere e versi capaci di mantenere eterno il ricordo della donna che aveva amato.

Tuttavia neanche lo stesso Giuliano ebbe una sorte migliore rispetto a quella di Simonetta, perdendo la vita nella famosa “Congiura dei Pazzi”. Il 26 aprile 1478, durante la celebrazione nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, Giuliano de’ Medici venne ferocemente assassinato e mentre suo fratello Lorenzo riusciva a scappare dalla congiura organizzata per stroncare l’egemonia dei Medici, il corpo del giovane rimaneva sul pavimento della cattedrale in una pozza di sangue. I due presunti amanti morirono a distanza di appena due anni ma, per una strana coincidenza, il giorno fu lo stesso: il 26 aprile.

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