Mondo – Testi babilonesi di tremila anni fa tradotti dall’IA
Scritti cuneiformi di epoca babilonese, scoperti nel 2018, sono stati tradotti dagli esperti con l’aiuto di un algoritmo. I ricercatori: “Risultato straordinario, risparmiati 30 anni di lavoro”
Non solo industria. Nell’articolo dedicato ai 5 fatti tra i più rilevanti occorsi nel 2023 avevamo scelto di dare spazio al tema dell’intelligenza artificiale(IA) e delle sue diverse applicazioni, in riferimento al summit di imprenditori ed esperti tenutosi a Londra nel maggio scorso. I più lungimiranti tecnologi del mondo ed alcuni esponenti apicali di importanti aziende si sono incontrati nella capitale britannica per discutere insieme dei numerosissimi utilizzi dell’AI nell’universo del reale. Un impatto enorme, possibilità di crescita dell’efficienza un tempo impensabili e una serie di grandi vantaggi spendibili negli ambiti dell’industria e della sanità. Tutto questo e altro ancora. L’impiego dell’intelligenza artificiale può infatti rivelarsi una risorsa molto preziosa anche nei settori della ricerca di stampo umanistico. Lo dimostra la notizia della creazione da parte di un team di ricercatori di un algoritmo in grado di decifrare frammenti di testi scritti oltre tremila anni fa.
Un grande aiuto dall’IA. Denominato “Fragmentarium”, l’algoritmo in questione ha la capacità di riconoscere e associare un’infinità di caratteri cuneiformi, potenzialmente permettendo di mettere insieme alcune delle storie più antiche mai prodotte dall’essere umano. Un supporto conoscitivo dal valore immenso, frutto del lavoro di un’equipe di studiosi dell’Università “Ludwig Maximilian” di Monaco di Baviera, dal 2018 impegnata nella digitalizzazione di ogni tavoletta babilonese superstite. Tradurre dal cuneiforme è un’operazione alquanto complessa, che fino a poco tempo fa costringeva i ricercatori a decifrare i testi copiando a mano i caratteri su carta, per poi effettuare le necessarie comparazioni al fine di individuare le ricorrenze e colmare le lacune nei frammenti a disposizione. L’utilizzo di “Fragmentarium” semplifica e accorcia questo processo in modo sensibile, permettendo a chi voglia accedere al significato originale dei testi antichi e studiarli di trovare delle connessioni in tempi che normalmente sarebbero stati molto più lunghi.
L’incredibile scoperta. Nel novembre del 2022, il software ha riconosciuto un frammento proveniente dall’ultima tavoletta dell’Epopea di Gilgamesh, il più antico manufatto letterario rimasto al mondo(2000 a.C.). Il supporto dell’algoritmo ha consentito al Prof.Enrique Jiménez, esperto in letterature del Vicino Oriente, di identificare nel testo un inno alla città di Babilonia, descritta nella sua bellezza durante il periodo primaverile. Nella lunga storia dei reperti ritrovati fino a quel momento non era mai capitato a nessuno studioso di imbattersi in un inno rivolto ad una città. Una scoperta sensazionale a cui hanno fatto seguito il rinvenimento e la decodifica di 15 nuovi frammenti dal medesimo contenuto. Il tutto è stato reso possibile dalla potenza della capacità di decodifica del nuovissimo algoritmo, la cui invenzione è opera dello stesso gruppo di ricerca che è riuscito nell’impresa di riportare alla luce un testo antichissimo, svelandone finalmente il significato.
“Il testo è adorabile. Potete immaginare molto bene la città. Senza il Fragmentarium, la ricostruzione del suo significato avrebbe richiesto 30 o 40 anni!” (Enrique Jiménez, Università Ludwig Maximilian)
Copertina: https://www.ilgranata.it/📸