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Sport

Gigi Riva: protagonista di un calcio ormai perduto

Il 22 gennaio scorso si è spento Luigi “Gigi” Riva, autentica leggenda del calcio italiano. Icona del Cagliari, con cui vinse uno storico scudetto, e della Nazionale, della quale è ancora il miglior realizzatore(35 reti in 42 presenze). Venne soprannominato Rombo di Tuono dal giornalista Gianni Brera per via del suo sinistro potente e per la prolificità sotto rete.

Gigi Riva
📷ultimouomo – Gigi Riva durante il campionato europeo del 1968 – voceliberaweb

Biografia. Riva nasce il 7 novembre 1944 a Leggiuno, paesino in provincia di Varese in Lombardia, da una famiglia dalle modeste possibilità economiche. Sebbene avesse iniziato a lavorare nel pieno della giovinezza, Riva non rinunciò alla passione per il calcio: durante un torneo giovanile fu notato da alcuni dirigenti del Laveno Mombello, che lo introdussero nel calcio ufficiale. Con il piccolo club lombardo Riva mise a segno ben 66 gol in due anni (dal ’60 al ’62), prestazioni e statistiche che catturarono l’attenzione del Legnano, squadra militante in Serie C in cui Riva si trasferì in vista della stagione 1962-63. Quell’anno, il giovane attaccante attirò su di sé l’interesse del Cagliari, che all’epoca militava in Serie B. La società sarda si aggiudicò le prestazioni sportive dell’attaccante lombardo grazie ad un’offerta pari a 37 milioni di lire, accettata dal Legnano, e Riva, seppur controvoglia, si trasferì in Sardegna.

La prima rete in maglia rossoblù arrivò contro il Prato già alla prima giornata del campionato cadetto 63/64, che si sarebbe concluso con la promozione in Serie A del Cagliari. Il suo primo gol in Serie A è datato 27 Settembre 1965, nel match casalingo pareggiato con la Sampdoria. Divenne un punto fermo della squadra sarda, vincendo la classifica cannonieri per tre annate (66/67, 68/69 e 69/70). Fu proprio quest’ultima l’annata in cui condusse il Cagliari alla conquista del suo primo ed unico scudetto. Nelle stagioni successive il club sardo, però, non solo non riuscì a ripetere l’impresa, ma uscì direttamente dalle zone alte della classifica (fatta eccezione per la stagione 71/72, in cui il Cagliari concluse al quarto posto). Riva trascorse tutta la carriera al Cagliari, rifiutando offerte importanti, e si ritirò nella stagione 75/76 all’età di 32, a causa di un grave infortunio all’adduttore. Dopo il ritiro divenne un dirigente del club sardo, arrivando a ricoprire la carica di presidente dall’85 all’86.

Riva fu una leggenda anche della Nazionale italiana. Debuttò in maglia azzurra nel 1965 in occasione di un’amichevole persa a Budapest contro l’Ungheria. Venne convocato per disputare il Campionato europeo del 1968, svoltosi in Italia, in cui fu proprio la squadra tricolore a trionfare, grazie alla vittoria per 2-0 contro la Jugoslavia, con le reti proprio di Gigi Riva e di Pietro Anastasi. Riva prese parte anche al Mondiale del 1970 in Messico, in cui mise a segno tre gol, ma l’Italia dovette arrendersi in finale davanti al Brasile di Pelé. Riva, inoltre, fu vicinissimo per due volte alla vittoria del Pallone d’Oro: nel 1969 arrivò secondo dietro Gianni Rivera e nel 1970 terzo dietro a Gerd Müller e Bobby Moore.

Il lascito. Gigi Riva fu un simbolo non solo dal punto di vista sportivo, ma anche sociale: riuscì infatti ad unire tutto il popolo sardo, che vide in lui una figura di riscatto. La Sardegna era considerata infatti una terra lontana, popolata da banditi, una sorta di luogo del castigo. Le sue gesta sono legate indissolubilmente alla storia del Cagliari, il suo attaccamento alla maglia rossoblù fu talmente forte da portarlo a rifiutare squadre ben più rinomate, una su tutte la Juventus, che arrivò ad offrire per lui un miliardo di lire. Un comportamento ad oggi più unico che raro in un mondo del calcio sempre più incentrato sul vile denaro, in cui servirebbero più uomini come Gigi Riva.

Copertina📷: La chiesa di Cagliari

Un pensiero su “Gigi Riva: protagonista di un calcio ormai perduto

  • Articolo che tratta una leggenda del calcio che purtroppo è scomparsa da poco ma che rimarrà per sempre nei cuori degli italiani ,ma soprattutto in quello dei sardi.

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