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Jude Bellingham: il ragazzo d’oro con i segni del predestinato

Con Jude si entra nella modernità del calcio: intelligenza tattica, fisico statuario e tecnica sopraffina. Gli ingredienti del campione; a 21 anni pilastro del Real Madrid e faro dell’Inghilterra👇

Jude Bellingham
📸www.ilnapolista.it – Champions League: l’esultanza di Jude Bellingham in Napoli-Real Madrid del 03/10/2023 – www.voceliberaweb.it

Dicono di lui. “Ho visto giocare Cruyff e Zidane e penso che con Bellingham sono rimasto sorpreso come lo sono stato quando ho visto per la prima volta Kakà. C’è tanto di lui, come di altri. Non sto dicendo che siano la stessa cosa, ma hanno tanto in comune” – Carlo Ancelotti è uno che di campioni ne ha visti passare un’infinità nella sua lunga carriera. Da calciatore ci ha giocato insieme, li ha affrontati in campo, e soprattutto da allenatore ha potuto beneficiarne in abbondanza tra Milan, Chelsea, Psg, Bayern Monaco e ovviamente Real Madrid. Quando gli chiedono a quale dei campioni allenati in passato accosterebbe Jude Bellingham, però, la risposta non è secca, bensì ragionata, dubitativa, figlia di qualità che sono difficili da incasellare in un paragone esclusivo.

Perché il giovane Jude è tante cose allo stesso tempo, uno straordinario mix di grinta, qualità, visione e sicurezza. Fisico da cestista (186cm), ben proporzionato e forte a livello muscolare; serve esserlo nel calcio di oggi, fatto di lotta e intensità. Ma le doti tecniche fanno pensare ad un trequartista di gran classe, di quelli che si muovono tra le linee avversarie, e rifiniscono, vanno a segno, oppure piazzano l’imbucata per il compagno. A volte fioretto, altre spada, a seconda delle circostanze. Insomma, il perfetto centrocampista “box-to-box” secondo la dicitura inglese, ma anche tanto altro. Come non apprezzarne, poi, la capacità di leggere il gioco come pochi e muoversi di conseguenza: inserimenti col giusto tempismo e smarcamenti che risultano spesso letali. Bellingham sa prima come si svilupperà un’azione e non fa altro che assecondarla con il suo movimento.

Quando arrivò al Borussia Dortmund, estate 2020, in quella incredibile fucina di talenti che è il club giallonero, il giovanissimo Jude iniziò a capire il significato della parola responsabilità. Non si trovava più a Birmingham, nella piccola squadra in cui aveva mosso i primi passi. Lo scenario era cambiato e lui doveva dimostrare di valerlo davvero, di valere il talento che gli veniva attribuito in uno dei palcoscenici di maggior prestigio d’Europa, per aprirsi degli orizzonti ancora migliori. La crescita è un percorso, e sulla strada verso la comprensione di sé ci sono degli episodi che indicano lo stadio di maturazione della persona/calciatore. Ce n’è uno in particolare che spiega molto bene a che punto del proprio cammino si trovasse Jude👇

Questa frase gli costò una breve squalifica e una multa di 40.000€ dalla Federazione tedesca. Talento puro, appena da sgrezzare, accompagnato dalle intemperanze della giovane età. Una mentalità senz’altro da aprire, ma per un ragazzo ancora alle soglie dei diciannove anni lo si poteva capire. Lo step evolutivo, dal punto di vista tecnico e caratteriale, sarebbe arrivato due stagioni più tardi. Il rendimento al Dortmund tanto in campionato quanto nelle coppe era stato brillante a tal punto da valergli la chiamata del Real Madrid. La massima aspirazione per un calciatore, quella di giocare per il club più titolato al mondo, per Jude si compie ad appena vent’anni, perché un predestinato trova sempre il modo di farsi largo, come in campo tra gli avversari, per arrivare lì dove deve, o meglio, dove tende per sua stessa natura. (continua sotto👇)

📸www.skysports.com

“Metà artista, metà guerriero” – A darne la definizione è Alfredo Relaño, storico giornalista madrileno. Tra le tante doti del nuovo numero 5 delle Merengues c’è sicuramente la duttilità. Non c’è una posizione ben precisa, ma la capacità di spostarsi e adattarsi dove è più congeniale alle esigenze del momento. Lo sa bene Carlo Ancelotti, che gli cuce addosso un ruolo inedito e impensabile agli inizi: il falso nueve. Bisognava colmare l’unica lacuna che ci fosse nel superlativo organico madridista ovvero l’assenza di un centravanti di peso, fatta eccezione per il 34enne Joselu. Allora quel vuoto, che è essenzialmente realizzativo, va a colmarlo proprio Bellingham. L’intuizione di Carletto viene ampiamente ripagata: 23 gol in 42 presenze tra tutte le competizioni, questi i numeri straordinari del prodigio inglese alla prima stagione al Real Madrid. Quantità, qualità(tanta) e specialmente pesantezza delle giocate, quello che si richiede ad una stella del Real, con la 5 appartenuta ad un certo Zidane.

I due incroci con il Barcellona nel Clásico di campionato mostrano tutto il repertorio del gioiello più prezioso della corona. All’andata è lui a dominare incontrastato: potentissima staffilata col destro da 30 metri e pallone sotto il sette, movimento da rapace d’area a battere Ter Stegen da sotto misura per firmare una rimonta sensazionale; al ritorno inserimento tra le maglie blaugrana e mancino sotto la traversa al 91′ per sigillare un altro trionfo dei blancos.

📸www.tuttosport.com

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