Milan a Paulo Fonseca: il nuovo corso rossonero tra strategia e ambizione
Salutato Pioli, il diavolo apre un nuovo capitolo e si prepara per la stagione 24/25. In panchina c’è una vecchia conoscenza del nostro calcio👇
Una serie di sfortunati eventi. Frase che verrebbe in mente a chiunque pensi alla situazione degli ultimi mesi in casa Milan. Sfortuna, o forse semplice perdita di controllo. Ad ogni modo, i tanti infortuni, gli errori fatali in Europa League e i problemi di costruzione del gioco sono solo alcuni dei motivi che hanno portato all’interruzione del rapporto contrattuale con Stefano Pioli. Il tecnico ex Lazio ha lasciato Milano dopo cinque anni e la vittoria di uno scudetto, quindi senza il rimpianto di non aver provato a fare la storia.
Perché comunque, in un certo senso, Pioli la storia del Milan l’ha segnata. Arrivato nell’ottobre del 2019 tra lo scetticismo della piazza rossonera, a testa bassa ha raccolto il testimone lasciato dall’esonerato Giampaolo. Quella che si è ritrovato tra le mani Pioli era una rosa giovane, inesperta e, a dirla tutta, largamente impreparata, ma la sua capacità di relazionarsi con la gioventù l’ha in qualche modo premiato. Da quel momento in avanti non era più solo un allenatore, ma un vero e proprio precettore. Qualcosa che andava ben oltre la tecnica e la tattica. Motivo per cui non è facile separarsi dopo quattro stagioni, specie con il ricordo di uno scudetto vinto a undici anni di distanza dall’ultima volta.
Ma anche le migliori storie finiscono, e non sempre nel migliore dei modi. L’inadeguata preparazione atletica, con ciò che ne è conseguito in termini di infortuni, ma anche la mancanza di solidità e le scelte tecniche discutibili hanno segnato il destino di Stefano Pioli, costringendo la società rossonera a guardarsi intorno e non tenere conto del contratto che li avrebbe tenuti legati per un altro anno ancora. A fine stagione, nel mese di giugno, è arrivata la risoluzione consensuale, e il Milan ha individuato in Paulo Fonseca il profilo migliore per sostituirlo.
Ritorno in Serie A, con un compito importante. Il portoghese ha fatto ritorno in Italia dopo tre anni, con un bagaglio di competenze senz’altro ampliato. E, visto che ad evolversi non sono soltanto i calciatori ma anche i tecnici, dall’ultima esperienza italiana alla guida della Roma qualcosa nella proposta di calcio dell’allenatore portoghese è di sicuro cambiata. L’hanno definito banale, in queste settimane, persino inadatto a ricoprire un ruolo così importante in una società come il Milan. Eppure, di banale nel tecnico ex Lille non c’è proprio niente. Al contrario, è lodevole come le sue doti di stratega lo abbiano portato ad ottenere dei risultati obiettivamente importanti. A Milano arriva dunque un tecnico esperto, che conosce già il nostro campionato, e questo è un buon punto di partenza per chi, come lui, sarà chiamato a dare il massimo. Infatti, nonostante la qualificazione alla prossima Champions ed il secondo posto ottenuto, l’addio di Pioli ha comunque lasciato l’amaro in bocca ai tifosi milanisti, che certo non accetteranno di continuare ad adagiarsi sui dolci ricordi dello scudetto 2022.
La fortuna aiuta gli audaci, recita così la celebre locuzione latina, e il senso del gioco di Paulo Fonseca sembra essere racchiuso qui. Durante l’ultima stagione, al Lille, il portoghese ha dato prova di grande versatilità , adattandosi efficacemente ai grandi stravolgimenti subiti dalla rosa francese nel corso del mercato invernale. Cambiamenti forzati che non gli hanno impedito di ottenere comunque dei grandi risultati (quarto posto in Ligue1 a -2 dalla Champions). Nella prima conferenza da allenatore del Milan, uno dei concetti espressi con maggiore frequenza è stato il desiderio di proporre un calcio offensivo e dominante, oltre alla volontà di costruire una squadra solida e coraggiosa, che non lasci spazio agli avversari. Per riuscirci serviranno però gli uomini giusti, a cominciare dalle certezze👇
Tijjani Rejinders e Rafael Leao sono ad oggi gli uomini da cui Fonseca deve ripartire. L’olandese, infatti, potrà finalmente tornare al suo ruolo naturale di centrocampista centrale, dopo esser stato utilizzato da Pioli in più zone del campo. Necessità fa virtù, e Reijnders ha concluso egregiamente la sua prima stagione italiana, ma vederlo in azione da vertice basso sarà senza dubbio più funzionale alla manovra rossonera. Per quanto riguarda Leao, invece, l’augurio è quello di vederlo con un atteggiamento diverso, molto più propositivo. Dopo aver concluso la stagione con sole nove reti a referto, il cambio in panchina potrebbe rivelarsi uno stimolo in più per migliorare sensibilmente il suo rendimento futuro.
Copertina📸: www.gazzetta.it