Il secolo d’oro della Spagna: l’importanza di creare un sistema
La vittoria contro l’Inghilterra nel solco della continuità: dal 2001 ad oggi 27 finali vinte su 27 tra club e Nazionale. Come il movimento calcistico spagnolo ha posto le basi per un dominio ventennale👇
“Li abbiamo battuti in tutte le finali per 30 anni, erano arrivati ad odiarci. Poi questi qua hanno girato la vite e non so che ca**o sia successo” – Parole di Federico Buffa, correva l’anno 2013. Appena l’estate precedente la Spagna travolgeva l’Italia nella finale degli Europei, completando uno storico tris di successi tra gli Europei stessi e il Mondiale in Sudafrica. Era l’apoteosi della generazione d’oro spagnola (incredibile profusione di campionissimi in maglia rossa), quella vittoria per 4-0 fu l’acme toccato dal celebre Tiki-taka, una marca di stile che ha segnato nel profondo il gioco del calcio, imponendosi, anche mediaticamente, come fenomeno generazionale e tratto caratteristico di un dominio assolutamente inedito sul palcoscenico globale.
Se negli anni seguenti pure il Tiki-taka ha dovuto conoscere un declino inevitabile, finendo per venire superato evolutivamente dalla stessa Nazionale che lo aveva partorito (il trionfale cammino a Euro24 rappresenta proprio il superamento del “dogma”) lo stesso non può dirsi della presa del movimento calcistico spagnolo in termini di risultati, e non solo per quanto concerne le Nazionali. Il dato è eloquentissimo: dal 2001 ad oggi, comprendendo anche le squadre di club, sono 27 le finali disputate e 27 i successi. Uno score del 100% davvero sensazionale, che si pone in netta antitesi con il ventennio precedente, molto più avaro di gioie, specie per le Furie Rosse (rimaste a secco fino al 2008). Ci sarebbe, in verità, anche un piccolo “neo”, una sola sconfitta in mezzo allo straordinario dominio delle squadre spagnole giunte a contendersi una finale, ovvero la Confederations Cup del 2013 (Brasile-Spagna 3-0) penultima edizione di un torneo cha sarebbe stato soppresso dalla FIFA nel 2019. Per il resto, solo vittorie. Nessun’altra federazione è riuscita a fare tanto nello stesso lasso di tempo.
Ma cosa ha reso la Spagna un punto di riferimento nel panorama calcistico? Per capire come abbia fatto il suo movimento-calcio ad imporsi in questa maniera così sfolgorante serve partire dal basso, perché è partendo dalle fondamenta che si costruisce un sistema funzionante, duraturo nel tempo e vincente. La linea adottata dalla Federazione spagnola (RFEF) è semplice nella sua idea e articolata nella realizzazione: seguire la stessa filosofia di calcio a tutti i livelli federali, investire nei settori giovanili così da trasmettere una cultura calcistica ben precisa, una proposta organica dalle nazionali minori fino alla selezione maggiore ed in parte replicata anche dai club. Insomma, la qualità dei singoli c’è ed è pure abbondante (lo testimoniano i campioni del recente passato e le attuali nuove leve), si tratta di individuarla e canalizzarla, senza il rischio di comprimerla nella tattica, in un percorso di formazione che la esalti all’interno di un collettivo.
Pensare e agire come parte dello stesso sistema, puntando un obiettivo comune: la crescita. I tecnici sono pienamente coinvolti in questo processo, a dimostrarlo è il cammino compiuto dal CT Luis De La Fuente. Il 63enne originario di Haro ha lavorato per oltre dieci anni nei ranghi della Federazione assimilandone idee e metodologie. Prima di assumere la guida della “Roja”, ha allenato tutte o quasi le selezioni giovanili spagnole, portando a casa risultati notevoli (due Europei giovanili con under 19 e under 21). Il trionfo di Berlino non è l’unico traguardo tagliato con la Nazionale maggiore, con la quale si è aggiudicato anche la Nations League del 2023.
Un percorso che si potrebbe definire “paradigmatico” dei pregi del sistema calcistico della Spagna oltre che della sua futuribilità. Una Nazionale ricca di talento, allenata da un Commissario tecnico formatosi dentro il sistema, quel sistema che gli ha consentito di accompagnare nella loro crescita buona parte dei campioni che oggi stanno marchiando a fuoco l’arena competitiva. Basi solidissime, presupposti con cui gli spagnoli potrebbero estendere questo dominio anche negli anni a venire.
Copertina📸: Relevo