Un paradosso di nome ‘Edu Vargas’ – Eroe in patria, meteora a Napoli
Avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Lavezzi, ma a Napoli sarà un flop totale. Spagna, Inghilterra e Germania(senza lasciare il segno), poi il ritorno in Sudamerica, dove è considerato una leggenda👇
“Nemo propheta acceptus est in patria sua” – Quanto è difficile essere profeti in patria. Già nelle pagine del Vangelo di Luca si trova descritta la triste condizione di chi non riesce ad emergere in ambienti familiari, né a godere di quel prestigio e riconoscimento che si assumono più facilmente ottenibili lontano da casa. Di certo, il problema in questione non ha mai riguardato Eduardo Jesús Vargas Rojas, detto Edu. L’attaccante cileno, oggi 34enne, ha infatti costruito le proprie fortune esclusivamente tra le mura domestiche (quarto miglior marcatore nella storia della Copa America), senza mai riuscire a confermarsi nel calcio europeo. Una carriera che forse più di tante altre può venire raffigurata da una beffarda doppia faccia: fenomenale in Cile, oggetto misterioso all’estero.
E il perché di questa incredibile discrepanza non l’ha mai capito nessuno, a partire dai tifosi partenopei che ancora oggi lo ricordano come uno dei più clamorosi flop di mercato dell’era moderna.
Il precoce exploit con la maglia della Universidad De Chile gli vale l’attenzione del Napoli. Seconda punta brevilinea, impiegabile anche sugli esterni, buona tecnica di base, forza fisica ed un certo feeling con il gol (13 le reti messe a segno nel torneo di Clausura 2011). Caratteristiche molto intriganti, che nei piani del club azzurro rendono il cileno il miglior giovane prospetto per sostituire il partente Ezequiel Lavezzi, all’epoca promesso sposo del PSG. L’operazione viene chiusa in un baleno e nel gennaio del 2012 Edu Vargas sbarca in Italia per iniziare la sua avventura partenopea. La formula è il prestito con diritto di riscatto, per una cifra complessiva di 14,8 milioni di dollari.
I primi sei mesi sono privi di acuti. L’attaccante testa il livello della Serie A e pare accusare un po’ il colpo. A fine stagione saranno dieci le presenze in campionato, tutte da subentrato, senza mettere a referto alcun gol o assist. Riesce comunque a mettere in bacheca la vittoria della Coppa Italia, pur non figurando certo tra i protagonisti.
Si dirà che ci poteva stare. Il salto dal Sudamerica all’Europa alle volte poteva rivelarsi duro da metabolizzare. In fondo, persino un campione come Gabriel Omar Batistuta dovette patire delle difficoltà di ambientamento ai tempi del suo arrivo in Italia, un ventennio addietro, alla Fiorentina. Qualche dubbio comincia ad affiorare, ma è più che lecito essere fiduciosi: la seconda stagione napoletana avrebbe potuto mostrare tutti i progressi del ragazzo di Santiago. L’estate porta in dote un cambiamento importante, ovvero l’addio alla maglia numero 16, per abbracciare la numero 9. La scelta di quel numero, tipico dei centravanti, appare quasi una dichiarazione di intenti: il cileno è deciso ad infiammare il San Paolo, e a farlo con i suoi gol, che in patria cadono a valanga. E’ questione di tempo.
Tuttavia, la nuova numerazione non sortirà effetto alcuno. Per Edu Vargas, la stagione 2012/13 inizia sulla falsariga della precedente. Pochissimo spazio, campo calcato soltanto a spizzichi e bocconi, zero incisività. Un solo lampo: la tripletta contro l’AIK Solna all’esordio nel girone di Europa League. Poi più nulla.
Accade così che nel gennaio del 2013, a poco più di un anno di distanza da quell’arrivo carico di speranze e aspettative, Vargas sale a bordo di un aereo che lo porta in Brasile, chiudendo con mestizia la sua deludentissima parentesi azzurra. Il cileno in Europa ci tornerà poco più tardi, ma di nuovo senza riuscire ad esplodere. Valencia, QPR e Hoffenheim le squadre che in successione scelgono di scommettere su quel talento tanto decantato dai connazionali, quanto inespresso nel grande calcio, salvo restarne immancabilmente deluse. Al cammino con i club fa da contraltare una brillantissima carriera in Nazionale, con la quale si aggiudica due titoli continentali (2015 e 2016) stabilendo record di presenze e facendo tutto ciò che nel vecchio continente nessuno gli ha mai visto fare. Una metamorfosi tra le più inspiegabili che ci siano.
📸Copertina: IA Generated