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L’Universo è un organismo vivente

Lee Smolin, noto fisico teorico e fondatore del Perimeter Institute for Theoretical Physics, è da tempo una figura di spicco nel panorama della cosmologia. Campo in cui, da decenni, ha portato avanti proposte rivoluzionarie, che sfidano le verità assunte convenzionalmente circa l’Universo e il suo funzionamento.

Una delle sue teorie più audaci, e sicuramente considerevolmente affascinanti, esposta all’interno della Cosmologia della selezione naturale, è l’ipotesi che l’Universo stesso possa essere considerato un organismo vivente.

L’idea alla base è che, ogni volta che si forma un buco nero, questo dia origine a un nuovo universo. Come gli esseri viventi, quindi, si riproducono e trasmettono i propri geni, così gli universi.

Secondo questa visione, gli universi che contengono più buchi neri avrebbero maggiori probabilità di produrre nuovi universi. Questo implica che, nel corso del tempo, una sorta di selezione naturale tra gli universi porti quelli con leggi fisiche che facilitano la formazione di buchi neri a moltiplicarsi.

Smolin attinge al concetto di selezione naturale cosmica, che, al pari dell’evoluzione darwiniana nel mondo biologico, suggerisce che solo gli universi che hanno determinate caratteristiche possano sopravvivere e riprodursi, a discapito di quelli più “deboli”. 

Insomma, stiamo parlando di multiversi.

Tale elaborazione contrasta con la visione tradizionale del Big Bang come evento singolo e irripetibile. Il Big Bang, quindi, potrebbe essere solo uno dei tanti cicli di vita e morte che hanno caratterizzato l’Universo.

Critiche e implicazioni filosofiche

La teoria di Smolin ha, naturalmente, sollevato diverse critiche. 

Uno dei problemi principali consiste nella mancanza di evidenze empiriche. 

La creazione di nuovi universi attraverso i buchi neri è un processo che, almeno attualmente, non possiamo osservare né testare. 

Sono in molti, poi, a ritenere che la teoria di Smolin, pur essendo coerente dal punto di vista matematico, si avvicini più alla speculazione filosofica che alla scienza verificabile.

Se fosse vera, però, le sue implicazioni sarebbero straordinarie. 

Se l’Universo fosse davvero un organismo vivente in grado di riprodursi, ciò metterebbe in discussione alcune delle nostre convinzioni più solide riguardo la natura della realtà. L’Universo non sarebbe un semplice insieme di materia ed energia governato da leggi impersonali, ma piuttosto un sistema dinamico e auto-organizzante, capace di evolversi e perpetuarsi nel tempo.

Cosa significherebbe, poi, a ben pensarci, per i nostri “assiomi” religiosi?

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