CulturaGeneralePsicologia e RelazioniSocietà

Giochi infantili: biologia o cultura?

I giochi non sono solo un mezzo di svago. Sono parte essenziale dello sviluppo infantile. Un modo attraverso cui i bambini esplorano e fanno esperienza del mondo, comprendendo se stessi e la realtà che li circonda. 

Nei primi anni di vita, maschi e femmine tendono a mostrare preferenze diverse, circa i giochi a cui dedicarsi. Ad esempio, i primi prediligono l’avventura, giochi di esplorazione e di azione. Le seconde, invece, sembrano dedicarsi maggiormente a giochi nei quali ci si prende cura delle proprie bambole o si finge di essere madri o maestre.

È difficile non pensare che tali attività non siano influenzate dalle aspettative sociali e culturali legate al genere. 

Anche i sogni e le aspirazioni che si sviluppano attraverso questi giochi sembrano seguire una logica simile. I bambini maschi, infatti, si immaginano per lo più in ruoli più “grandi” e avventurosi, come l’astronauta, il pompiere o il poliziotto. D’altra parte, le bambine sognano spesso ruoli più relazionali, come quello di infermiera o, come già detto, di insegnante.

Ma da dove provengono queste differenze? Si tratta di una predisposizione biologica o davvero esiste un’influenza culturale?

Una predisposizione innata?

Alcuni ricercatori sostengono che queste preferenze siano, almeno in parte, biologicamente determinate. Ciò dipende da delle vere e proprie differenze strutturali e funzionali che esisterebbero fra cervello maschile e cervello femminile.

Questa tendenza, però, potrebbe anche essere collegata a un passato evolutivo, in cui i ruoli di genere erano fortemente distinti. 

Nell’antichità, come ben sappiamo, gli uomini erano tipicamente cacciatori, responsabili dell’approvvigionamento alimentare e della protezione della comunità. Un’attività che richiedeva abilità fisiche e strategiche, e una buona dose di coraggio. 

Le donne, invece, si dedicavano alla cura dei bambini e alla gestione della casa.

Una predisposizione naturale, quindi, su cui, però, non tutti gli scienziati sono d’accordo.

Un condizionamento invisibile

È innegabile che la cultura giochi un ruolo cruciale nel modellare le menti dei bambini e nel condizionare il modo in cui essi interpretano il proprio genere. 

Fin dalla nascita, siamo esposti a una serie di norme sociali e culturali, che influenzano il nostro comportamento. Una sorta di indottrinamento, che ci impartisce la concezione di cosa sia più appropriato o meno per noi.

Genitori, insegnanti, media… Tutti partecipano alla formazione dell’individuo.

È importante, quindi, essere consapevoli. Bisognerebbe offrire ai bambini un ventaglio più ampio di opportunità e variegati modelli a cui far riferimento.

È necessario, inoltre, permettere ai maschi di esprimere empatia e alle femmine di esplorare la loro ambizione e coraggio, in modo da creare una società in cui questi siano liberi di essere se stessi senza limite alcuno.

Loading

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *