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Abitabili spazi sempre più piccoli

Il Decreto-Legge 69/2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 luglio di quest’anno, ha destato non pochi dubbi circa la sua accettabilità.

Il decreto, anche noto come Salva Casa , ha stabilito essere conformi: locali con un’altezza minima interna inferiore a 2,70 metri fino al limite massimo di 2,40 metri; alloggi monostanza, con una superficie minima, comprensiva dei servizi, inferiore a 28 metri quadrati, fino al limite massimo di 20 metri quadrati, per una persona, e inferiore a 38 metri quadrati, fino al limite massimo di 28 metri quadrati, per due persone. 

Degli spazi, quindi, decisamente inferiori rispetto agli standard precedenti, che sollevano preoccupazioni soprattutto per le implicazioni sanitarie di vivere in un ambiente tanto angusto.

La vivibilità di spazi minimi: si può vivere dignitosamente in 20 m²?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha più volte sottolineato che vivere in locali eccessivamente piccoli può avere conseguenze negative, sia sul benessere psicologico che sul piano fisico. 

Spazi molto ridotti, se non adeguatamente ventilati, sono più soggetti ad accumulare umidità. La scarsa qualità dell’aria, inoltre, a cui compartecipano anche le emissioni provocate da attività quotidiane come la cucina, potrebbe favorire l’insorgenza di problemi respiratori.

Ridurre lo spazio abitabile a 20 m², a ben pensare, potrebbe anche portare a problemi di gestione degli spazi igienici.

Come possono convivere in modo funzionale cucina, bagno e una eventuale zona notte in una metratura così esigua? L’assenza di adeguate separazioni potrebbe facilitare la proliferazione di batteri e muffe.

Dal punto di vista psicologico, è innegabile, poi, che la mancanza di spazio vitale alimenti sentimenti di soffocamento e isolamento.

Chi ne beneficia davvero?

La liberalizzazione degli standard minimi abitativi potrebbe dare luogo a ulteriori speculazioni immobiliari. Un tema sensibile, soprattutto nelle grandi città, dove i prezzi d’affitto sono esorbitanti e mancano per gli affittuari delle alternative economicamente sostenibili.

I proprietari di grandi immobili, attingendo alla nuova normativa, potrebbero frazionare i propri locali in unità decisamente più piccole, affittandole a prezzi relativamente alti. Non è una situazione tanto impensabile e lontana dalla realtà.

Considerata anche la grande richiesta di alloggi, questa situazione potrebbe rafforzare il loro potere contrattuale, a discapito dei locatari.

Insomma, questo decreto, più che fornire aiuti tangibili, a risoluzione della problematica affitti, sembra aver ancor di più abbassato gli standard di vita e aver beneficiato la controparte.

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