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Caso Romania-Kosovo: Quando il calcio incontra la politica

Molto spesso viene detto che la politica e il calcio, potremmo dire lo sport in generale, devono essere due cose separate e l’una non deve entrare in contatto con l’altra. Eppure nella partita di Nations League tra Romania e Kosovo sembra proprio che sia accaduto questo.

Cosa è successo durante il match?

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Venerdì 15 novembre all’Arena Națională di Bucarest è andata in scena la partita tra Romania e Kosovo, valevole per la Nations League. Si trattava di un incontro fondamentale, poiché i padroni di casa in caso di pareggio o vittoria avrebbero vinto il girone, mentre gli ospiti erano costretti a vincere per mantenere vive le proprie speranze di scavalcare i rumeni in classifica. Nei minuti finali della partita, precisamente al 93°, sul punteggio di 0-0 è scattata una rissa tra il capitano della nazionale kosovara e difensore del Napoli Amir Rrahmani e il rumeno ex Inter Denis Alibec. Alla luce di ciò, i tifosi di casa hanno iniziato a fischiare e a gridare “Serbia”, stato dal quale il Kosovo ha dichiarato l’indipendenza nel 2008, ma che tutt’oggi rivendica l’autorità sul territorio. Questo ha fatto infuriare i giocatori kosovari che hanno deciso di abbandonare il terreno di gioco, costringendo l’arbitro a sospendere la partita. Dopo 40 minuti di attesa, i calciatori ospiti hanno ribadito la loro volontà di non tornare in campo e il direttore di gara ha fischiato la fine del match. Dopo qualche giorno la Uefa si è ufficialmente espressa sull’accaduto: per quel che concerne il risultato finale è stato assegnato il 3-0 a tavolino in favore della Romania, che si assicura il 1° posto del girone e la promozione in Lega B; la stessa nazionale, però, dovrà pagare un totale di 128 mila euro di multe; mentre il Kosovo dovrà pagarne 6000. Una vicenda molto triste che fa ancora capire come, soprattutto in certe aree, la politica riesca a metter il suo zampino all’interno del calcio.

Altri casi

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Il caso descritto precedentemente, purtroppo, è solo uno di una lunga lista. Ad esempio, nella partita d’andata proprio tra le due squadre citate, giocata stavolta a Pristina in Kosovo, i supporters casalinghi hanno fischiato l’inno rumeno. Questo perché la Romania (insieme ad altri paesi come Cipro, Grecia, Slovacchia, Spagna o la ovvia Serbia) non riconosce l’indipendenza dello stato balcanico, sostenendo che il Kosovo sia, in realtà, una regione appartenente alla Serbia. Un altro caso risale al 3 ottobre 2019 durante il match d’Europa League tra i lussemburghesi del Dudelange e gli azeri del Qarabag. Alla mezz’ora, sul punteggio di 2-0 per gli ospiti, ecco un drone con la bandiera dell’Artsakh sorvolare il campo, territorio di maggioranza armena autoproclamatosi indipendente proprio dall’Azerbaijan, scatenando l’ira dei giocatori azeri, i quali hanno tentato più volte di colpire il drone, e dei tifosi ospiti che hanno cercato di invadere il campo. Tutto ciò, ha costretto il direttore di gara a sospendere la partita, poi ripresa dopo 25 minuti. Per trovare un altro esempio inerente al conflitto tra Armenia e Azerbaijan, basta tornare indietro di qualche mese, esattamente al 29 maggio 2019, in occasione della finale della precedente edizione dell’Europa League, tra Chelsea e Arsenal, giocata a Baku (Azerbaijan). Stavolta, il conflitto tra i due paesi ha costretto l’Arsenal a disputare la finale della competizione senza l’armeno Mkhitaryan, oggi all’Inter, poiché non ci sarebbero state le misure di sicurezza adeguate per permettere all’allora 30enne di entrare nella capitale azera. Tuttavia c’è stato un episodio, dove la politica è stata messa da parte, in cui è stata possibile la disputa di un match quasi impensabile da giocare, ossia quello che ha visto coinvolte il 15 ottobre 2019 la Corea del Nord e la Corea del Sud. L’incontro, valevole per le qualificazioni al mondiale del 2022, ha avuto luogo a Pyongyang, capitale della Corea del Nord, in uno stadio praticamente vuoto, senza giornalisti, senza tifosi e senza una copertura televisiva. Da sottolineare come l’inno sudcoreano sia stato suonato, un qualcosa di non scontato. La partita è terminata sul punteggio di 0-0 ma, in questo caso, non è tanto il risultato finale che conta ma il fatto che un match che non si disputava da 29 anni, a causa di questioni politiche, sia stato giocato, un qualcosa che in altre parti del mondo appare impossibile.

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