Afghanistan, sempre meno diritti alle donne
Mentre in Italia ha suscitato polemiche la circolare ministeriale che vieta l’uso dei cellulari durante le ore scolastiche, in Afghanistan sempre più diritti vengono negati alle donne, a cui è stato vietato persino l’accesso alle università. L’Onu ha deciso di sospendere i suoi progetti nel paese in seguito alle limitazioni imposte dai talebani al lavoro femminile. Qualche voce maschile si è levata contro il governo: ha fatto scalpore il gesto di un professore universitario afghano che ha strappato in diretta televisiva i suoi diplomi.
Il governo talebano, giudicando l’ambiente universitario non rispettoso dei dettami della Sharia, la sacra legge islamica, ha sospeso l’accesso all’università da parte delle studentesse. Pochi giorni più tardi, il 24 Dicembre, un altro provvedimento ha vietato alle donne di lavorare per conto delle Ong. Tutte decisioni che, restringendo un novero di diritti già precario, intendono far retrocedere le aree urbanizzate del paese allo stato tribale. La negazione dell’istruzione femminile rappresenta un ulteriore mezzo di controllo della popolazione, tenuta forzatamente a rispettare i dettami della cerchia di potere talebano.
Non sono mancate voci discordanti: ha fatto scalpore la protesta inscenata da un professore universitario, di nome Ismail Meshal, il quale, nel corso di una trasmissione dell’emittente televisiva indipendente Tolo TV, ha strappato i suoi titoli di studio affermando testualmente: ” Se mia sorella e mia madre non possono studiare, questi non mi servono più”. Non si è trattato di una protesta isolata. Da quanto è trapelato, pare che 41 docenti universitari si siano dimessi e che gli studenti dell’università di Jalalabad si siano rifiutati di sostenere gli esami previsti.
Difficile dire, ad oggi, se gesti simili avranno un seguito sostanzioso, pensando ai diritti negati anche in Iran. Le proteste in quel paese non sembrano trovare corrispondenza in Afghanistan al momento. L’ennesima violazione dei diritti fondamentali in quella parte del mondo deve farci riflettere sul valore delle nostre libertà, troppo spesso dato per scontato nelle società occidentali.