Alcibiade e la tregua infranta
Guerra del Peloponneso parte terza
Durante il periodo di pace concordato da Nicia emerge come figura di spicco del partito popolare ateniese Alcibiade, nipote di Pericle, allievo di Socrate, figura irruente e dalle idee molto chiare , far crescere Atene come potenza coloniale ed impero marittimo.
La voglia di dominio non si era addormentata negli Ateniesi e Alcibiade seppe risvegliarla spingendo Stene in una campagna contro Siracusa , città ricchissima della Sicilia per metà colonizzata da genti Greche e per l‘ altra metà già roccaforte di una fiorente civiltà che dominava allora pari importanti del mediterraneo: i Fenici .
L’assemblea si riunisce e vota per la campagna di guerra con Alcibiade come stratego accostato a Nicia che avrebbe dovuto monitorare le intemperanze del giovane e suggerirlo.
Un evento prima della partenza turba il morale dell’acropoli, durante la botte tutte le Erme, statuette votive dedicate agli Dei sparse per la città vennero decapitate ed evirate.
La notizia raggiunge Alcibiade che già stava a metà strada per raggiungere Siracusa a bordo della sua nave , insieme alla notifica di un processo che lo incriminava come fautore insieme a i suoi fedelissimi del gesto.
Alcibiade accettò di tornare ad Atene ma a bordo della sua nave che non raggiunse mai il porto del Pireo , Alcibiade infatti decise di rifugiarsi a Sparta . Divenne quindi consigliere degli spartani riuscendo , vista la loro entrata in guerra contro Atene per la seconda volta a capo della lega del Peloponneso, riuscì a consigliare Sparta regalando significative procedure per come impostare la guerra agendo stavolta per mare.
Fu così che gli spartani fecero un accordo con il gran re di Persia che fornì loro una flotta per ben due volte , visto che la prima era andata distrutta . Sparta riuscì quindi ad annientare la flotta Ateniese e ad approdare sulle coste Ateniesi procedendo ad un duro assedio che costrinse poi Atene ed i suoi abitanti alla resa….
