Bonus psicologo: ostacoli e difficoltà
10 milioni di euro quelli previsti dal PNRR, ma le risorse non bastano
Fra il 18 marzo e il 31 maggio 2024, sono state presentate presso l’INPS oltre 400mila domande per l’ottenimento del bonus psicologo.
400.505 nello specifico, di cui, però, solo una bassa percentuale verrà accolta. Si parla, infatti, di un numero di beneficiari oscillante fra l’1,67% (circa 6.668 persone) e il 5% (20mila).
Un contributo che potrà essere usufruito solo entro 270 giorni dall’accredito e per un massimo di 50 euro a seduta, senza considerazione per il costo effettivo di tali prestazioni mediche.
La spesa media per una seduta psicologica di un’ora, in Italia, di fatto, ammonterebbe a 75 euro (come rilevato da un’inchttps://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/03/11/unora-dallo-psicologo-costa-un-giorno-e-mezzo-di-lavoro/?refresh_ce=1hiesta condotta dalla testata spagnola Civio), decisamente maggiori rispetto alla quota prevista dal bonus.
La storia si ripete. Come per la prima erogazione, anche in questo caso, i fondi stanziati sono risultati insufficienti.
Altre criticità
Oltre alla necessità di implementare ulteriormente gli investimenti, sono varie le problematiche che si sono riscontrate, a rendere la situazione assai più controversa.
Innanzitutto, la gestione decentralizzata del Sistema Sanitario Italiano (ricordiamo che i servizi di salute mentale sono organizzati a livello regionale) ha portato a una distribuzione non uniforme del bonus, con alcune regioni che hanno risposto più efficacemente di altre. Questo, ovviamente, si traduce in un diseguale accesso ai fondi.
Le procedure per richiedere il bonus, inoltre, sono risultate complesse e poco chiare, soprattutto per coloro che sono meno avvezzi alle tecnologie.
Infine, la crescita della domanda ha portato a lunghi tempi di attesa per le sedute (già di per sé consistenti), anche per coloro che hanno ottenuto il bonus, vanificando in parte l’efficacia dell’iniziativa data l’impossibilità di poter ricevere un aiuto tempestivo.
A ciò si aggiunge la permeante presenza di un pregiudizio di fondo, mai del tutto scardinato, nei confronti dei disturbi mentali, che scoraggia in partenza e alimenta lo stigma sociale. Un risultato che si potrebbe notevolmente ridimensionare se vi fossero le dovute campagne di sensibilizzazione e degli adeguati programmi educativi.
Insomma, ancora una volta, la salute mentale rimane per l’Italia una priorità del tutto trascurabile.