Elezioni USA: Trump è ufficialmente il 47esimo presidente degli Stati Uniti
Donald Trump è stato rieletto presidente degli Stati Uniti d’America per la seconda volta. Il tycoon, dopo la vittoria del 2016 contro Hilary Clinton, trionfa anche contro l’attuale vicepresidente Kamala Harris, permettendo ai Repubblicani di conquistare la maggioranza anche al Senato. Trump, dopo il democratico Stephen Grover Cleveland, è il primo presidente a ricoprire due mandati presidenziali non consecutivi, il primo in assoluto a sedersi alla scrivania dello studio ovale con una condanna penale, il presidente più anziano ad insediarsi alla casa bianca.
La vittoria di Trump
L’assalto a Capitol Hill sembrava aver sancito la fine della parabola di uno dei personaggi più controversi della storia della politica americana recente. Messo ai margini del suo stesso partito, trascinato in svariati processi, tutto questo non ha fermato la sua ascesa verso un secondo mandato alla guida del paese più centrale nello scacchiere internazionale. Già poco prima dell’ufficialità, quando tutto però andava verso quella direzione, Trump aveva vestito i panni del vincitore sul palco di West Palm Beach esultando: “Abbiamo fatto la storia. Questa è una magnifica vittoria che ci consentirà di rendere l’America di nuovo grande. Ci sarà una nuova età dell’oro”. Poco dopo, con la vittoria nello stato del Wisconsin, è stata poi tagliata la fatidica soglia dei 270 grandi elettori che bisogna raggiungere per essere eletti.
La sconfitta di Harris e dei democratici
Non sono bastati 73 giorni di piena campagna elettorale per permettere a Kamala Harris di aggiudicarsi la presidenza degli Stati Uniti d’America. Questo è il tempo che ha avuto a disposizione l’attuale vicepresidenza per rappresentare i democratici a queste elezioni. Complice il mancato tempestivo passo indietro di Joe Biden, Kamala Harris si è ritrovata a rincorrere Trump nei sondaggi, arrivando secondo alcuni istituti anche a superarlo in alcuni momenti della corsa elettorale. A sua disposizione sono stati messi certamente moltissimi fondi che tuttavia non sono serviti a recuperare una parte di elettorato che evidentemente aveva già deciso da che parte schierarsi tempo fa.
Non fa una bella figura il fronte dei democratici, accusato da molti di aver pasticciato a partire già dalla candidatura dei propri rappresentanti nei vari stati. L’inversione di marcia in molti distretti e in altrettanti paesi è stato testimoniato dal cambio di preferenze, con il già citato Wisconsin per esempio che ha consegnato la matematica vittoria a Trump e che alle scorse elezioni aveva scelto Biden. Persa la presidenza, persa la maggioranza in Senato, al momento dello spoglio i dem sono indietro anche alla Camera. Non il migliore dei risultati.
Le ricadute in Europa
La vittoria di Trump non è la notizia migliore per l’Europa. Come abbiamo già visto in passato la politica del tycoon certamente non favorirà quella europea, che oggi soprattutto, a causa delle guerre, rischia di divenire ancora più complessa da un punto di vista economico. Torneranno i dazi. espressione di quell’America First che è stato già il leitmotiv della scorsa presidenza Trump, in nome di un protezionismo marcatamente segnato nella politica del rieletto presidente.
Le nuove imposte potrebbero variare dal 10% al 20% per i prodotti che vengono dall’estero (Europa compresa naturalmente), arrivando probabilmente al 100% per le auto importate. Sul fronte del conflitto russo-ucraino invece, l’eventuale scelta di diminuire il supporto militare a Kiev vedrebbe gravare sull’Europa un peso maggiore circa i costi della guerra. Le previsioni parlerebbero di un incremento della spesa pubblica per la difesa fino al 2% del pil, una prospettiva non molto agevole per l’UE e un pericoloso assist a Putin.
Le “nuove” politiche della Casa Bianca saranno certamente un ulteriore banco di prova per la nuova Commissione e per la stessa presidente Ursula von der Leyen, su di loro grava il peso di un’azione di governo capace di difendere un’economia già fragile come quella europea. Le nuove alleanze che già si ravvisano all’orizzonte, su tutte quella tra Orban e il rieletto Trump, saranno certamente da monitorare e da gestire. Oggi più che mai l’Europa non può concedersi passi falsi, serve recuperare una leadership che nel tempo si è persa, serve lavorare convintamente verso la costruzione di un’Europa solida economicamente e soprattutto capace di tutelare la libertà e la democrazia.