Cultura

“Strappare lungo i bordi”-

Tante volte ci siamo chiesti se fosse davvero questo ciò che dovevamo aspettarci dalla vita, se abbiamo fatto tutto per “benino”, come se ci fosse una lista da seguire e delle spunte da mettere per ogni azione svolta. La serie Netflix “Strappare lungo i bordi” del fumettista romano Michele Rech in arte Zerocalcare, ci invita a riflettere su tutte quelle volte in cui siamo andati fuori dai bordi.

 Rivedersi nei personaggi

La serie “Strappare lungo i bordi”, del fumettista Zerocalcare, ci costringe a calarci nei panni di Zero, ma anche in quelli di Sarah, Secco ed Alice.

L’artista è riuscito a trattare argomenti di un certo spessore tramite un cartone, vedere questa serie è un modo per rivedere noi stessi da fuori.

Siamo stati un po’ tutti Zero, con l’insicurezza e la mancanza d’autostima, troppo fiscali con noi stessi, ma al contempo troppo superficiali come Secco, in determinate circostanze abbiamo anche avuto l’ottimismo di Sara, ma abbiamo anche avuto la malinconia e il pessimismo di Alice dove in alcuni casi, si perde anche la vita perché combattiamo battaglie interiori più grandi di noi e preferiamo perderle da soli piuttosto che affrontarle chiedendo aiuto alle figure di riferimento.

Ogni personaggio rappresenta una parte di noi stessi per questo è come se ci rivedessimo in terza persona.

Ma chi è abbastanza coraggioso per frugare dentro sé stesso? E chi è abbastanza razionale per criticare sé stesso?

 E se scegliessimo altre direzioni?

L’autore ci vuole comunicare come la società ci impone certe strade obbligate, un po’ come se dovessimo ritagliare la nostra vita esattamente lungo i bordi e guai ad uscire dal tracciato.

Il senso che dovremmo cogliere è che nessuno ha il diritto di considerarci “diversi” o “sbagliati”, semplicemente abbiamo fatto scelte che per noi in quel momento erano più adeguate e maggiormente sentite e per le quali il corpo ci ha mandato segnali e vibrazioni positive.

Alice poteva essere aiutata ma solo se si fosse fatta aiutare.

È giusto andare fuori dai bordi o meglio non avere nessun bordo tratteggiato ma decidere strada facendo le proprie azioni e vivere di conseguenza, senza rimpianti, più consapevoli di noi stessi.

La coscienza

Non è così scontata la coscienza. Vediamo perché quella di Zero era così fastidiosamente sincera. La coscienza può essere definita come la valutazione morale del proprio agire, spesso intesa come criterio supremo della moralità.

La coscienza di Zero parlava molto, questo perché il protagonista si interrogava molto e metteva sempre tutto in discussione per insicurezza.

Tutti meritiamo un armadillo

Non c’è niente di sbagliato nell’andare piano e nel fare esperienze diverse dagli altri.

Non bisogna mai sentirsi sbagliati, né confrontare le nostre vite con quelle degli altri perché non possiamo sapere cosa ognuno di loro vive realmente: da fuori le vite degli altri possono sembrare perfette e gettarci nello sconforto. Possiamo sbagliare e uscire dai bordi, strappare fuori o non tracciarli proprio, perché la vita è nostra e nessuno ce la preconfeziona e se le cose vanno male, nel frattempo che torni il sereno, “S’annamo a pijà er gelato!”

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Sofia Greco

Studentessa dell'IIS Marconi- Mangano di Catania

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