Catania – Anno giudiziario 2023.
Focus su riforma Cartabia e criminalità.
Sabato 28 gennaio al Tribunale di Catania, nella Sala delle Adunanze, si è svolta la cerimonia di apertura dell’ “Anno giudiziario 2023”. Come ogni anno vengono esposte le relazioni su quanto è stato fatto e su quanto si dovrà ancora fare. Presenti tutte le Autorità istituzionali, militari e religiose.
I focus principali: riforma Cartabia, criminalità, con particolare osservazione sulla criminalità minorile, intercettazioni, indipendenza della Magistratura, la necessità della realizzazione della cittadella giudiziaria, digitalizzazione, sicurezza, formazione.
Si è affrontato ampiamente il tema caldissimo della riforma Cartabia, che a parere dei più, è considerata una delle peggiori riforme. La magistratura risentirà molto degli effetti, considerandosi con “le mani legate” su alcune procedure, come quella della tanto criticata questio della procedibilità solo su “querela” da parte della vittima.
Altro tallone d’Achille è il problema delle “intercettazioni”. Abolirle sarebbe un lontano passo indietro. Grazie alle intercettazioni si è arrivati all’arresto di boss della criminalità e alla risoluzione di casi importanti. Razionalizzarne l’uso, potrebbe essere un compromesso adeguato.
Sul tema della criminalità minorile, invece, sono stati fatti passi da gigante, grazie all’intuizione dell’attuale Presidente del tribunale per i minorenni Roberto Di Bella, di monitorare le percentuali di dispersione scolastica. D’intesa con l’Inps sono stati attivati sistemi deterrenti come la riduzione e, in alcuni casi la revoca, del reddito di cittadinanza e di altri sussidi, per i genitori evasori dell’obbligo scolastico.
L’importanza di un adeguamento digitale di tutto il personale giudiziario, è sicuramente l’avamposto per stare al passo con i tempi e per snellire carichi di lavoro.
Altro tema è stato incentrato sulla sicurezza sul posto di lavoro, ricordando il caso ormai noto della lastra caduta nell’aula del tribunale di Catania , durante lo svolgimento di un processo. Si auspica di poter finalmente realizzare la Cittadella Giudiziaria, come polo di accentramento delle attività giudiziarie, consentendo ai cittadini e agli addetti ai lavori una maggiore fruibilità.
Tra gli interventi delle associazioni di settore presenti in aula, riportiamo quello dell’ associazione “GOT non possiamo più tacere”. Un inciso carico di indignazione sulla “condizione salariare” e lavorativa dei Giudici onorari.
Ecco un estratto del discorso della rapprensentante dott.ssa Valeria Pappalardo :
I giudici onorari di tribunale, i vice procuratori onorari e i giudici di pace si sentono discriminati e respinti da un apparato giudiziario del quale – per restare alla bizantina, surreale espressione spesso usata dal CSM – “fanno parte” ma che “non compongono”.
In Paesi diversi dal nostro la dedizione, la competenza e l’elevata produttività di cui la categoria continuamente dà prova sarebbero apprezzate, se non addirittura premiate. Invece in Italia, pur incassandone gli enormi benefici, si continua a parlare di “anomalia” e con pseudo-riforme, visibilmente incostituzionali, se ne pianifica una graduale marginalizzazione.
Poi continua con il punto cruciale del trattamento economico, che viene denominato “indennità”, al pari di un rimborso spese.
Indennità quest’ultima che viene ancora una volta incoerentemente sottoposta a tassazione come se fosse un reddito di lavoro e che ascende alla mirabolante cifra di 1.500,00 euro lordi per ciascuno dei lunghi anni di sfruttamento e di totale privazione dei diritti di lavoratore, con risibile valutazione forfettaria che contrasta con il principio dell’integralità del risarcimento e che è oltretutto disgiunta da qualsiasi specificazione sul momento in cui il detto importo dovrà essere corrisposto.
Articolo molto interessante, puntuale ed incisivo nei riferimenti.