Conte e il Napoli: tutti i pro di un matrimonio dirompente
Inizia ufficialmente l’era Conte: contratto triennale, ruolo di allenatore-manager, acquisti mirati e niente spese folli. ADL riparte da Antonio, il “vincente antipatico”⬇️
A new era, ma stavolta sul serio. Lo slogan lanciato sui social dalla SSC Napoli all’indomani dello storico terzo scudetto alludeva all’ingresso in una nuova dimensione, in cui pretese ed ambizioni sarebbero aumentate, e con esse la capacità di farvi fronte, a partire dalla difesa del tricolore. Un anno più tardi, sappiamo che le cose sono andate in maniera molto diversa: tre allenatori, zero titoli, umiliante decimo posto finale e niente coppe europee per la prima volta in quattordici anni. Una stagione semplicemente disastrosa (la peggiore per una squadra campione in carica nella storia della Serie A) che oltre a far svanire l’entusiasmo della piazza partenopea, rischiava di trascinare il club in una pericolosissima spirale negativa, qualora non si fossero prese decisioni importanti. Per rilanciare la sfida al vertice del campionato servivano scelte forti, di rottura con il recente passato.
Simbolo juventino? Poco importa. Ecco che la scelta di affidare la panchina ad Antonio Conte si inserisce a pieno nel novero di quelle decisioni che possono davvero aprire le porte ad una nuova era. Il mea culpa di Aurelio De Laurentiis per la pessima gestione del post-scudetto è stato totale: l’avvicendarsi di tre tecnici, nessuno dei quali realmente all’altezza del compito, e la volontà di non sostituire adeguatamente una figura chiave come quella del direttore Cristiano Giuntoli sono la summa degli errori che hanno portato gli azzurri a disputare la peggior stagione sotto la sua presidenza, con l’aggravante di averlo fatto da campioni d’Italia.
Poco importa allora che l’uomo della rinascita sia un simbolo degli acerrimi rivali bianconeri, con tanto di stella a lui dedicata all’esterno dello stadio. Poco importano le dichiarazioni al vetriolo e un po’ teatrali dello stesso De Laurentiis all’indirizzo dell’ex-amico Giuntoli, tacciato di avergli nascosto per quasi un decennio la sua vera fede juventina. Le chiacchiere restano tali, gli affari invece sono affari e Adl ha scelto il meglio possibile nella situazione data: consegnare le chiavi del Napoli ad un ex-juve con tanta voglia di rimettersi in gioco.
Perché Conte-Napoli è il matrimonio giusto. Antonio Conte è un vincente per natura, lo dice la storia della sua carriera. Ovunque sia andato, che fosse la Serie B o la lotta-scudetto, il leccese ha sempre lasciato il segno e lo ha sempre fatto alla sua maniera: portando a casa i risultati e valorizzando gli organici a disposizione. Un’insaziabile fame di vittorie, attitudine al comando da vero condottiero, queste le qualità declinabili come marchio di fabbrica del Conte allenatore, che unite alla passionalità della piazza di Napoli formerebbero un mix potenzialmente esplosivo. Un’altra costante del suo percorso da tecnico di successo è la tendenza a dare il meglio di sé quando chiamato a risollevare squadre in difficoltà per riportarle al vertice, rigenerandole in primis sotto un aspetto: la mentalità. Azzurri sul solco di Juve e Inter? Le ceneri di una stagione fallimentare e l’assenza di competizioni europee sono presupposti ideali su cui innestare il lavoro di Conte, gli stessi da cui nel 2011 era partita la sua prima esperienza vincente alla guida della Juventus. Con lui in panchina infatti il Napoli, unica tra le big a disporre della cosiddetta “settimana tipo”, andrebbe annoverato tra le favorite del prossimo campionato.
📸Copertina: SSC Napoli