Salute

Cos’è il “Long Covid” e quali rischi comporta?

Long Covid: mito o realtà? Ad oggi sono tante le persone che ne soffrono, anche se paradossalmente se ne sa poco a riguardo. Utilizzando alcune fonti lasciate dai ricercatori di Oxford, Leeds e Arizona, proveremo a sintetizzarvi i sintomi e i rischi comportati da questa condizione emblematica che – facile da intuirsi – è una conseguenza della pandemia del Covid-19.

Sintomi del “Long Covid”

I sintomi in genere associati al Long Covid, secondo quanto viene riportato dagli scienziati sulla rivista The Lancet, sono piuttosto simili a quelli maturati a seguito della pandemia Covid-19. Pertanto, in questo caso si prevede un’esposizione più prolungata a essi che può durare addirittura diversi mesi.

Stiamo parlando di sintomi quali nebbia cerebrale, dispnea, spossatezza e dolori generali. Questi se – appunto – prolungati, possono causare uno scomfort generale nel paziente che ne soffre ma, fortunatamente, esistono dei modi per prevenire eventuali rischi.

Inoltre, secondo uno Studio internazionale coordinato dai pediatri di Fondazione Policlinico Gemelli Irccs-Università Cattolica del Sacro Cuore, l’infezione prolungata del SARS-CoV-2 potrebbe durare nei bambini fino ai tre anni, con un potenziale non ritorno alla normalità.

Cause del “Long Covid”

Prima di elencarvi i probabili rischi, però, è bene fare una breve panoramica delle cause che provocano questi sintomi.

I fattori sottostanti la permanenza dei sintomi da Covid nel nostro organismo, infatti, sarebbero l’insediamento del virus nel nostro organismo, l’interruzione della normale reazione immunitaria e,infine, la coagulazione del sangue a livello microscopico.

Come proteggersi dal “Long Covid”?

La fatidica domanda che ci stiamo ponendo adesso è: come possiamo prevenire l’aggravamento del “Long Covid”? Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, un modello efficace a tal proposito sarebbe la generazione di biomarcatori che ci permettano di controllare periodicamente la persistenza del virus, come in genere si fa con le analisi del sangue.  

Questo consentirebbe di adottare non solo un approccio più consapevole e monitorato rispetto ai nostri sintomi, ma anche di seguire delle terapie apposite per combattere l’infezione.

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