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Eleonora Montagnana: “Sono una persona appassionata e questo definisce un po’ tutto ciò che faccio, lavoro ad un nuovo singolo e spero di iniziare presto una mia tournée”

All’età di 8 anni inizia a studiare violino. Da lì parte il percorso musicale di Eleonora Montagnana, una violinista che si è fatta conoscere e apprezzare nel tempo, anche tramite i social e in particolare Tiktok, per il suo talento e la capacità di coltivare altre passioni. Dal teatro alla pittura, il repertorio di Eleonora risulta assai vasto, se ci si sofferma su quello musicale possiamo però vedere come recentemente si sia arricchito con il suo ultimo singolo “Polar”, al quale prossimamente se ne aggiungerà uno nuovo. Cerchiamo di conoscerla meglio allora.

  • Quando ti sei approcciata alla musica quasi certamente non vedevi la stessa come una possibile professione ma più come una passione, quest’ultima è qualcosa che oggi riesci a tenere distinta dalla sfera lavorativa oppure è stata un po’ risucchiata dalla professione che svolgi?

Quando si è piccoli la musica la si vive in un modo molto istintivo. In generale i bambini vivono la musica in modo più diretto rispetto agli adulti, notandosi magari una più spiccata propensione. Proprio per questo quand’ero piccola, avendo anche questa passione innata, la vedevo come parte della mia vita. Cantavo sempre, non c’era un momento della giornata svincolato da essa.

Dopo, quando ho iniziato a suonare il violino, ho visto questo strumento come il più adatto a convogliare questa passione. Nonostante ciò avevo valutato anche tanti altri strumenti poiché avevo compreso come questa fosse una chiave per accedere alla musica in una strada più definita. In realtà poi ho sempre avuto questo sogno di lavorare come musicista perché lo vedevo come un modo per convogliare la passione con il lavoro di un domani, non a caso negli anni ho trovato molto affine quel detto che diceva “fai quello che ami e non lavorerai un giorno della tua vita”. Io tuttora la vivo in questa chiave, più che come un lavoro, la sento come una passione.

Il lavoro in sé lo vedo più come la parte burocratica che, come imprenditrice ho anche capito di dover talvolta delegare, proprio per evitare di perdere il focus sulla mia propensione per la musica. Voglio avere il tempo di scrivere, il tempo di studiare e di crescere. Io sono una di quelle persone che sta vivendo della propria passione, anche se poi in un secondo momento mi ricordo sempre che si tratta di lavoro. La musica è la mia passione, è sempre parte della mia quotidianità, è una funzione primaria.

  • Possiamo anche dire che tu sia stata fortunata allora nel poter fare di questa tua passione un lavoro.

Certamente me la sono anche cercata. Se avessi ascoltato le tante persone che mi volevano scoraggiare dicendomi che non si vive con la musica sicuramente avrei smesso anni fa. Per fortuna mi sono intestardita e non c’ho pensato.

  • Oltre ad essere una violinista eccezionale chi è Eleonora Montagnana?

Innanzitutto mi viene da soffermarmi “sull’eccezionale”. Noi musicisti di solito siamo molto autocritici, ormai suonare è una parte di me e non posso più avere una visione oggettiva sulle mie capacità proprio tecniche. Tendenzialmente normalizzo le mie qualità e anzi cerco di puntare più in alto. Andando oltre invece, posso dire di essere una persona che si appassiona a tante cose, dall’amore per la cucina, a quella per il mio gatto, alla pittura. Sono una persona appassionata e questo definisce un po’ tutto ciò che faccio. Vivo un po’ all’estremo, dando spazio ai rapporti, alle emozioni e ai sentimenti.

  • Tra le tue varie passioni, naturalmente oltre alla musica, ci sono anche la pittura e il cinema. Qual è il filo condutture che le lega?

Tra queste ci sono anche il teatro e la recitazione, le arti in generale. Certamente c’ho che le accomuna è l’emozione che è presente in tutto ciò che faccio. Per me sta tutto nell’arte che è veicolo di emozioni.

  • Lavorare con la musica non è per nulla facile ed affermarsi in quest’ambiente richiede determinate qualità. Quali sono secondo te quelle indispensabili?

Io ho fatto lo scatto quando ho capito che non c’era solo la tecnica da ricercare ma l’unicità della persona che vuole esprimersi tramite la tecnica. Alla fine perché le persone vanno a sentire un artista piuttosto che un altro? Perché sicuramente si riconoscono con lo stesso o gli trasmette qualcosa, andando poi al di là della tecnica. Secondo me quindi bisogna puntare sulla propria unicità, che può essere scrivere una composizione, saperla suonare in un determinato modo, metterci proprio la personalità nelle cose. Questo è quello che ti fa fare il salto in avanti!

  • Nel corso degli anni hai avuto l’occasione di realizzare numerosi collaborazioni con artisti di fama mondiale. Quali sono state le più importante, capaci al tempo stesso di lasciarti qualcosa?

Tra tutti la persona che mi ha più scosso, sia da un punto di vista musicale che sotto il profilo emotivo e in generale a livello personale, è stata Ezio Bosso, una figura che negli ultimi anni è sempre di più diventata famosa e molto conosciuta anche tramite Sanremo e le sue composizioni. Diciamo che nel tempo è diventato più un personaggio pubblico. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo prima che diventasse così famoso.

Lui come artista mi ha dato molto nella sua breve e intensa esistenza e negli ultimi anni di amicizia (da quando ci siamo conosciuti sono passati pochi anni dal giorno in cui è avvenuta la sua tristissima dipartita), in quegli anni lì mi ha arricchita tantissimo. Magari è meno noto rispetto ad altri ma è il più significativo. Mi ha spronata molto e mi ha messo in discussione sotto tanti aspetti della mia vita, mi ha anche provocata, il tutto sembra con un suo modo molto personale, lasciandomi appunto qualcosa di davvero importante.

  • Hai calcato tanti palcoscenici prestigiosi. Qual è stato però quello che ti ha fatto capire di “avercela fatta”?

Non ce n’è uno in particolare. Ogni teatro, ogni palco, concerto, collaborazione, ogni volta che ti trovi con un pubblico pagante che avverti in fermento perché non vede l’ora di sentirti, è sempre qualcosa che ti “destabilizza”. Mi viene da pensare che quello è il giorno in cui sto facendo quello che amo, ogni volta diciamo che è più una conferma. Magari le prime volte in cui suonavo nelle orchestre classiche nei teatri italiani dicevo “Caspita, sono dentro ad un’orchestrona come mi immaginavo da piccola”, dopo quei primi passi sono arrivata a Sanremo e quindi ho detto “Sono arrivata a Sanremo, ho realizzato un sogno”.

Nonostante ciò devo dire che man mano ogni situazione si avverte in modo diverso, che sia per esempio anche l’occasione del palco in piazza con migliaia di persone attorno. Ogni volta mi emoziono. Per ultimo ti posso citare il concerto di un mese fa dove sul palco c’era anche Albano. Trovarsi lì, con un artista del genere, condividendo con lui la scena, ti genera grande soddisfazione. In generale non c’è una situazione specifica e ogni volta noi musicisti siamo portati a cercare sfide che confermino quanto fatto o che ti diano qualcosa in più o di diverso. Proprio per questo posso dire che è anche una continua ricerca.

  • Di recente è uscito il tuo nuovo singolo: “Polar”. Che brano è e com’è nato?

Questo brano è nato da una nota audio. Io viaggio tanto in macchina e talvolta mi vengono alcuni motivetti in testa che me già immagino in una versione un po’ dance per esempio. Questo doveva essere un pezzo un po’ più caraibico, era nato da un riff canticchiato che con il mio produttore abbiamo poi trasformato. Si tratta di un brano scritto quattro anni fa, quando però avevo già avuto un disco in mezzo e stavo per iniziare un altro percorso. Proprio per questo era rimasto un po’ in stand by e quest’anno ho detto “No, bisogna farlo uscire!”. Farò uscire anche tanti altri singoli che ho nel cassetto… Il prossimo -vi lascio un piccolo spoiler- ha una matrice di musica popolare, con una natura molto molto violinistica.

Polar nel tempo ha preso anche tante sfumature fino a quando nei mesi scorsi ha trovato una forma soddisfacente, dovendosi comunque ricordare che un pezzo bisogna adattarlo anche al periodo. Una cosa fatta quattro anni fa suona in un modo che adesso può sembrare più vecchio come sonorità. Quando riprendi un brano sicuramente devi cambiare qualcosina, che sia nella struttura o nella ritmica.

  • Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Il mio prossimo obbiettivo è ultimare un singolo che è adatto al clima vacanziero, in uno stile appunto diverso rispetto al passato. Preferisco esplorare e non mi piace stare fissa su un genere, considerato anche come il violino si adatti a tantissima musica, non mi limito a rimanere su uno stile preciso piuttosto cerco di sperimentare. Un altro grande obiettivo è quello di iniziare a portare i miei live in giro, visto che comunque inizio ad avere un discreto numero di singoli e mi piacerebbe fare delle tournée con la mia musica. Diversi mi hanno chiesto di iniziare a proporre qualche concerto e dovrei mettermi nell’ottica che posso organizzarlo anche io, anche in modo itinerante in giro per l’Italia.

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