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Ex amici, novi mortui. Da Italo Balbo a Evgenij Prigozhin

Il vero potere viene dal dare potere agli altri”. Se si accetta la definizione dell’autore americano Denis Waitley non si può far a meno di ricordare come lo stesso potere sia, per sua natura, spesso “opaco”. Nella visione di Norberto Bobbio l’opacità del potere altro non è che la negazione alla democrazia stessa, un concetto di certo tangibile in tutti quei regimi totalitari che nel corso della storia si sono susseguiti e che oggi resistono. A Roma l’imperatore poteva dare e negare la vita con un semplice gesto della mano, tanto era il suo potere. Illimitato, incontrastato e assoluto. Per tutti e su tutti.

Lucio Anneo Seneca

Nelle diverse dittature il potere al quale si aspira è quello appena descritto e altrettanto si può dire del suo uso. Già in epoca romana la condanna a morte veniva inflitta anche a coloro che erano stati o erano vicino all’imperatore. Un esempio è quello di Lucio Anneo Seneca che, dopo esser stato precettore del giovane Nerone, fu costretto al suicidio per evitare che colui che aveva educato alla gestione della “res publica”, lo condannasse alla morte in seguito ad una sua presunta adesione alla cd. “rivolta dei Pisani”.

Evgenij Prigožhin, “il cuoco di Putin”

Col passare dei secoli la condanna di amici e alleati è rimasta strumento valido per la difesa del proprio potere. È per questo che l’incidente aereo in cui ha perso la vita Evgenij Prigožhin, capo della “Wagner”, gruppo di mercenari ingaggiati da Putin per il conflitto in Ucraina, getta molti sospetti sul presidente russo. Il rapporto tra Vladimir Putin e Evgenij Prigožhin non nasce infatti in occasione della guerra avviata nel febbraio del 2022. Soprannominato “il cuoco di Putin”, l’imprenditore russo possedeva una catena di ristoranti e una società di catering che più volte ha visto come ospite d’eccezione proprio l’inquilino del Cremlino. Al tempo stesso il magnate russo controllava una serie di organizzazioni le cui operazioni sono state quasi sempre realizzate concordemente con il Ministero della difesa Russa e con il suo braccio di intelligence, il GRU.

Ma il rapporto tra Vladimir ed Evgenij non è stato privo di frizioni, come ha dimostrato la ribellione che lo stesso Prigožhin ha guidato contro le milizie russe, conquistando prima la città di Rostov e marciando poi verso Mosca, salvo poi decidere di fermarsi, rifugiandosi quindi in Bielorussia. Tuttavia, secondo molti, era già in atto il progetto di una seconda rivolta.

Sono queste le motivazione che attribuiscono scarsa credibilità alla cronaca di un “fortuito incidente aereo” che lo scorso 23 agosto ha coinvolto il Capo della Wagner e il suo numero 2.

Italo Balbo

Sono poi molte le somiglianze con la storia di Italo Balbo, aviatore e generale di Benito Mussolini. Balbo fu per lungo tempo considerato il “successore politico” del Duce, col quale però non fu sempre concorde. Se Italo fu uno dei volti più celebri della marcia su Roma e figura chiave nel partito fascista risultò al tempo stesso uno dei più critici circa l’alleanza con Hitler, le leggi razziali e l’entrata in guerra dell’Italia. Il generale dell’aviazione fu presto spostato a governare il territorio libico, secondo molti proprio per tenerlo lontano dal centro del potere e per meglio gestirne “l’uscita di scena”.

Il 28 giugno del 1940  Balbo trovò la morte. Mentre sorvolava Tobruk il suo aereo fu infatti colpito dalla stessa contraerea italiana, ufficialmente “per errore”. Ma quasi nessuno diede credito a questi ipotesi. Furono invece assai maggiori le voci che dalla stessa capitale individuavano Benito Mussolini come mandante dell’uccisione del suo amico, generale e compagno di partito.

Il potere, privo di morale e ricco di paura

Horacio Castellanos Moya ha descritto il potere come “privo di morale o principi” e la storia ce ne dà prova. A scorrere non è solo il sangue dei nemici ma quello di chiunque alimenti quella che lo scrittore H.P. Lovecraft definisce “la più antica e potente emozione umana: la paura”. Più avrai potere e più avrai paura di perderlo. Lo sapevano ai tempi Nerone e Mussolini, lo sa oggi Vladimir Putin.

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