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Federico Buffa: “In Italia c’è una crisi di vocazione calcistica”

Ospite dell’evento “Sky TG24 live In Roma”, il noto giornalista ha toccato diversi temi, tra cui la crescente tendenza dei giovani italiani a seguire sport diversi dal calcio: “I problemi sono due”👇

📸tg24.sky.it – Secondo da sx, Federico Buffa, 65 anni, durante una puntata di “Buffa Talks” – www.voceliberaweb.it

Con un pallone tra i piedi, il sogno di diventare calciatore ed i poster dei campioni appesi in cameretta. E’ così che abbiamo sempre immaginato lo starter pack del bambino italiano che si approccia emotivamente allo sport più seguito al mondo. Eppure, in un paese che nel profondo rimane calcio-centrico come il nostro, pare che le tendenze di consumo dei giovanissimi stiano cambiando in modo repentino, e a favore di discipline rimaste fin qui sullo sfondo, con la complicità di diversi fattori. Di recente, a sottolinearlo è stato Federico Buffa, giornalista e volto noto di Sky Sport da più di un decennio.

Ospite dell’evento “Sky TG24 Live in Roma”, Buffa ha tratto spunto da una domanda postagli da Federico Ferri (che dell’area sportiva di Sky è il direttore) per delineare uno scenario del tutto nuovo, che vede i più giovani interessarsi maggiormente a discipline diverse dallo sport nazionale per antonomasia. Queste le sue parole👇

In Italia c’è una forte crisi di vocazione calcistica. I giovani italiani stanno guardando altri sport, questo è un dato incontestabile. I motivi? Assistere alle imprese di campioni come Sinner e Jacobs oppure all’oro olimpico della Nazionale di pallavolo femminile fa scattare in loro il desiderio di imitarli. Nel calcio italiano di campioni capaci di emozionare così ce ne sono pochi, molti meno rispetto al passato.”

Il transfert emotivo fondamentale che fa da collante tra gli occhi di chi guarda e le gesta dei grandi sportivi, spesso financo all’origine delle fedi calcistiche, sarebbe alla base di questo “spostamento” di interesse registrabile nei consumi mediali dei giovanissimi, ma non solo. Nel mirino dell’analisi critica di Buffa sono finite le politiche di agevolazione fiscale per il tesseramento di atleti stranieri che hanno contraddistinto le ultime stagioni (il c.d. Decreto Crescita è stato abolito dal governo Meloni lo scorso anno), colpevoli di essersi tradotte in una sostanziale svalutazione del prodotto calcistico interno. Per questa ragione ci sarebbe “poco materiale umano selezionabile” per riprendere la frase pronunciata due anni or sono dal presidente della Figc Gabriele Gravina.

Se incentivi le società a prendere a meno i calciatori stranieri, non stai facendo altro che penalizzare il prodotto interno. Anche se la direzione intrapresa di recente va nel senso opposto, questo è lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi, frutto delle scelte normative degli anni passati.”

Riflessioni che, a ben guardare, trovano riscontro con particolare riferimento ai vivai, dove il 42,81% dei calciatori che poi riescono ad ottenere un contratto professionistico è di origine straniera, dato che sale addirittura al 63% se si considera la Serie A. Insomma, c’è un incrocio di fattori politici e sociali a determinare questo grande mutamento.

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