Drink, snack e un giro in barca: così gli israeliani assistono alla distruzione di Gaza
Una comoda seduta, un drink alla mano e qualche snack. Sembrerebbe, da questa descrizione, che la gente in questione si stia solamente preparando per vedere un film. Uno di quelli tutto spari ed esplosioni. Peccato che tale scena apocalittica non abbia niente di finto: quelle persone, con un sangue freddo da rasentare l’inumanità, stanno guardando dei missili schiantarsi su Gaza.
L’atmosfera è di festa: sorrisi, giubili, esclamazioni estatiche ed entusiastiche. Alcuni posano perfino con i fuochi e il fumo alle spalle. Un selfie macabro che, più che un ricordo, pare una cartolina dell’orrore.
Come se non bastasse, sono presenti anche dei bambini, anime innocenti che vengono plagiate e indottrinate a disvalori religiosi.
Non vi aspettereste di vedere un quadro del genere coinvolgere un popolo che, nemmeno un secolo fa, viveva le stesse brutture.
Com’è possibile dimenticare un dolore che è impresso a sangue nel proprio DNA? Come si possono infliggere le stesse pene senza esitazione?
Ciò che più sconvolge, cari lettori, è che tale guerra, perché di altro non si può parlare, non è portata avanti unicamente da un governo che agisce indisturbato, senza curarsi del volere dei cittadini.
Su quelle colline, in quella “gita” in barca al largo della costa di Gaza, non vi sono politici, né Netanyahu in persona. Sono civili quelli che festeggiano sulle ceneri dei loro “nemici”, delle persone normali, padri e madri di famiglia.
“Non opprimete nessuno e non rubate nulla” è uno dei comandamenti su cui si basa l’ebraismo.
“Non covate odio contro un fratello” un altro.
Eppure, questi principi sono stati dimenticati, lasciati indietro da una sete di potere e dal peccaminoso desiderio di ingiustizie e crudeltà.
Centinaia di migliaia di morti per “riavere” indietro la propria Terra. Ma se di questa terra promessa rimane un terreno profanato e dissacrato, l’obbiettivo può dirsi raggiunto?
Se la risposta dovesse essere positiva, il mondo è perduto e tutti noi abbiamo perso la ragione.