ArteCulturaLibriPsicologia e Relazioni

Genialità e pazzia

Van Gogh, Wain, Virginia Woolf, Poe. E, ancora, Munch, Beethoven, Baudelaire. Sono tutti stati a loro tempo – e continuano ad esserlo tutt’oggi – grandi personalità artistiche. 

Scrittori, poeti, pittori, musicisti: quale che fosse il campo in cui operavano, ognuno di loro lo ha segnato a proprio modo.

Ciò che li accomuna non è però, unicamente, una mente brillante e delle mani prodigiose, oltre che una spiccata interiorità: hanno sofferto tutti, anche, di un qualche disturbo psicotico.

La connessione fra genialità e pazzia è ridotta, solitamente, ad uno stereotipo. Una questione priva di fondamenti.

E se, in realtà, vi fosse una reale correlazione? 

Sono vari gli studi, nell’ultimo secolo, che si sono posti come obbiettivo quello di dimostrarne una valenza scientifica, e ciò che stato scoperto, a tal proposito, ha dell’incredibile.

Creatività e malattia mentale

In “Creatività e malattia mentale: tassi di prevalenza negli scrittori e nei loro parenti di primo grado”, la neuroscienziata e psichiatra americana Nancy Andreasen si è occupata di indagare una possibile relazione tra genialità e pazzia.

Il suo studio, condotto nel 1987, coinvolse trenta scrittori, tutti membri del prestigioso Iowa Writers’ Workshop, ed i loro parenti di primo grado.

Obiettivo della dottoressa era quello di determinare se esistesse una prevalenza maggiore di malattie mentali tra gli scrittori rispetto al resto della popolazione e, se sì, quali tipi di disturbi fossero più comuni. 

Emerse che: l’80% degli scrittori aveva avuto, in un qualche momento della loro vita, una malattia mentale; di questo 80%, il 43% era stato affetto, in particolar modo, da un disturbo bipolare; molti avevano sviluppato una dipendenza dall’alcol; anche i parenti di primo grado mostravano tassi elevati di disturbi dell’umore e altre malattie mentali, suggerendo una possibile componente genetica.

These results do suggest that affective disorder may produce some cultural advantages for society as a whole, in spite of the individual pain and suffering that it also causes. Affective disorder may be both a “hereditary taint” and a hereditary gift.

Geni per la psicosi e la creatività

In “Geni per la psicosi e la creatività: Un polimorfismo promotore del gene Neuregulin 1 è correlato alla creatività nelle persone con alti risultati intellettuali”, ricerca realizzata nel 2009,  Szabolcs Kéri ha esplorato la connessione tra genetica, psicosi e creatività.

Cercando di comprendere se i geni associati alla predisposizione alla psicosi potessero anche essere correlati a un aumento della creatività, Kéri selezionò un campione di individui, che includeva sia persone ad alta creatività che individui con tratti schizotipici, e li sottopose vari test. Analisi genetiche, perizie psichiatriche e anche prove di creatività.

Al termine, Kéri dimostrò che, sì, effettivamente le varianti genetiche che aumentano il rischio di disturbi psicotici possono anche contribuire a una maggiore capacità creativa.

È importante sottolineare che, però, tali studi sono stati condotti su un campione relativamente omogeneo, con alte prestazioni intellettuali e accademiche. È possibile che, in un campione intellettualmente meno prominente, non si possa trovare tale relazione.

Il prezzo della grandezza

Ne “Il prezzo della grandezza: risolvere la controversia sulla creatività e la follia”, come suggerisce lo stesso titolo, Arnold Ludwig ha voluto esaminare la connessione tra genialità e pazzia, interrogandosi specificatamente sul prezzo che le grandi menti del passato abbiano dovuto pagare per tale eccezionalità.

Nella sua ricerca, Ludwig studiò attentamente le biografie e le opere di circa mille personaggi famosi nel XX secolo, fra musicisti, scrittori, scienziati e politici. Confrontandole con fonti storiche, lo psichiatra evinse come questi fossero in gran parte psicotici, con tendenze suicide e una propensione allo sviluppo di rovinose dipendenze. 

Emerse, inoltre, che il loro estro creativo coincidesse con i punti di maggiore intensità delle loro fasi maniacali e ossessive.

Ludwig propose che la genialità creativa e la malattia mentale potessero condividere alcune basi neurobiologiche. Le esperienze emotive intense e il pensiero divergente, che sono caratteristiche comuni della creatività, potrebbero anche predisporre gli individui a disturbi mentali.

Loading

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *