Golpe in Niger, i riflessi sull’Europa
Golpe: ben più di una questione interna, le turbolenze in Africa occidentale rischiano di incrinare delicati equilibri geopolitici👇
Ricostruzione. Il golpe avvenuto in Niger nelle scorse settimane è di certo uno dei fatti geopolitici più rilevanti che si siano registrati nell’ultimo periodo. Mentre sui media nostrani si susseguono affastellandosi le notizie riguardanti l’evolversi dello scenario interno al paese, occorre cercare di fare chiarezza sulle cause profonde che hanno condotto uno stato già carico di forti tensioni a degenerare in una lotta intestina, le cui conseguenze potrebbero interessarci in maniera diretta. Quali elementi hanno fatto sì che si verificasse esattamente quello che stiamo vedendo? Una prima causa va ricercata nel difficile rapporto tra lo spodestato Presidente Bazoum e i vertici militari del Niger. Per smarcarsi dall’ombra del suo predecessore Issofou, il leader africano aveva tentato fin dal suo insediamento (2 Aprile 2021) di farsi promotore di una serie di modifiche, tra cui il rinnovamento della guardia presidenziale voluta e scelta dallo stesso Issofou. La formale destituzione del generale Tchiani viene infatti comunicata pochi giorni prima del golpe dello scorso 26 Luglio, al che quest’ultimo decide di marciare in armi verso il palazzo del governo allo scopo di prendere in ostaggio il presidente. In un primo momento il colpo di stato sembra tuttavia fallire e Bazoum conferma di essere ancora alla guida del paese. A quel punto è l’esercito, già in stato di allerta, ad intervenire con un’occupazione forzata della sede governativa che costringe de facto Bazoum all’uscita di scena. La tesi sostenuta negli ambienti militari nigerini è che un governo di uomini forti, abituati a rapportarsi con i terroristi locali, sia da preferire alle ‘pericolose’ riforme avviate da Bazoum.
La crisi del modello francese e l’ultimatum dei paesi limitrofi. Ad integrazione del quadro che sta alla base del golpe in Niger vi è l’analisi geopolitica sui moderni rapporti tra potenze coloniali e popoli “assoggettati”. Quanto sta accadendo nel paese dell’Africa occidentale e, più in generale, nella regione del Sahel (si registrano golpe per mano militare in Mali, Guinea e Burkina Faso) non fa che sancire, dopo un lungo periodo di crisi, la definitiva dissoluzione del modello neo-coloniale francese e dell’approccio delle forze occidentali (Francia e Stati Uniti su tutte) volto a stabilizzare il territorio attraverso il sostegno garantito a regimi che promuovano politiche internazionali favorevoli alle stesse. Il tramonto del cd.interventismo securitario segna una svolta geopolitica fondamentale: l’ascesa al governo degli stati di questa fascia di giunte militari che non si rapportano più in via diretta alle grandi potenze d’occidente, ammiccando invece a est. Tornando al caso del Niger, la scorsa settimana si era data notizia dell’ultimatum lanciato ai golpisti dalla Cedeao , la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, con l’ordine preciso e perentorio di ripristinare il governo di Bazoum, dietro minaccia armata. Essendo già giunti a scadenza i sette giorni concessi dalla comunità per ristabilire l’assetto precedente, resta da capire se un intervento militare ci sarà davvero oppure si opterà per un atteggiamento passivo, come avvenuto in Costa D’Avorio.
Previsioni. Il colpo di mano nigerino avrà conseguenze sull’assetto politico internazionale tali da condizionare gli stati europei? La deposizione di un presidente come Bazoum non fa che spianare la strada a Cina e Russia (La milizia Wagner è già entrata in azione) per assicurarsi il controllo di questa zona del mondo. In gioco c’è una più che consueta logica di spartizione delle influenze territoriali, oltre che, fattivamente, la possibilità di disporre di preziose materie prime come l’uranio. Il rischio più immediato, in un’ottica europea, è che si generino flussi migratori incontrollati diretti verso le coste della Tunisia e della Libia che andranno ad aggravare la situazione di due paesi di per sé fragili dal punto di vista politico e sociale, con un possibile innesco di effetto a catena che condurrebbe decine di migliaia di migranti sulle nostre coste. E’ specialmente questo scenario a venire preso in esame dagli analisti geopolitici che operano nei ranghi dei governi europei.