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Le donne che vendono se stesse:”prostitute” e “schiave del sesso”

Oggi, per parlare di “prostituzione”, è necessario conoscere le condizioni sociali e psicologiche che inducono migliaia di donne nel mondo a scegliere di vendere il proprio corpo. La questione è particolarmente complessa e di non facile soluzione: convivono inganno e consapevolezza, miseria e benessere.

Non è sempre costrizione: a volte si tratta di una scelta libera e individuale, che le donne compiono con convinzione a scopo di lucro. Tuttavia, resta il problema assai diffuso dello sfruttamento.

Uomini senza scrupoli approfittano della debolezza del sesso femminile per trarne vantaggio; ad esempio, in Messico, come in altri paesi del mondo più poveri, è pratica assai diffusa quella delle “schiave del sesso”.

Inoltre, ciò contribuisce al dilagare di altre azioni illegali, quali il traffico di droga e armi.

Mi ha colpito particolarmente la visione di un film che affronta il complesso argomento della violenza sulle donne, associandolo al femminicidio e all’abuso sessuale, piaghe dolorose che riguardano per l’appunto il genere femminile. Il titolo è “Bordertown” (2006), che ha come protagonista la famosa cantante e attrice Jennifer Lopez, nei panni di una giornalista ambiziosa che indaga su una macabra serie di omicidi di giovani donne.

Nel film viene raccontata infatti la vicenda di tante ragazze che, al termine della loro giornata lavorativa in una fabbrica messicana, subiscono violenza dall’autista dell’autobus che avrebbe dovuto riportarle a casa; giunte, invece, in un luogo isolato venivano poi sotterrate vive.

La drammaticità dei fatti realmente accaduti, che apre il dibattito sulla condizione femminile, soprattutto in alcuni posti del mondo, ha suscitato in me infinita tristezza e rabbia, al tempo stesso, facendomi però riflettere sulla conclusione del film, in cui la protagonista è riuscita a vincere sul “male” provocato da uomini spregevoli. Tra l’altro, è risaputo che non furono facili le riprese del film, a causa delle ostilità manifestate dalle autorità locali, particolarmente preoccupate per i contenuti dell’opera cinematografica.

Resta comunque la speranza in ognuno di noi che si possa lottare per fronteggiare la violenza e magari un giorno, quasi per magia, scompaia tutta la cattiveria che c’è nel mondo.

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Giovanna Condorelli

Istituto Marconi Mangano 4N

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