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Arrestato infermiere dell’ospedale Cannizzaro

Uccisi pazienti per vendicarsi dei trasferimenti di reparto

Il suo sentimento di rabbia nei confronti del manager dell’ospedale a causa di un trasferimento di reparto, successivamente i due pazienti assassinati.

Vincenzo Villani Conti, cinquantenne lavorava come infermiere all’ospedale Cannizzaro di Catania, ormai sospeso e arrestato.

I pubblici ministeri ipotizzano nei suoi confronti l’accusa di omicidio premeditato pluriaggravato.

I due pazienti sarebbero stati assassinati tra il 2020 e il 2021, e si tratta di due donne di rispettivamente 60 e 80 anni.

Somministrava un mix di dosi di Diazepam e Midazolam non prescritti per uccidere le due pazienti.

Le indagini della Procura sono partite a seguito delle denunce di due psicologi che, dopo aver ascoltato le sue “confidenze”, avevano iniziato a sospettare e immaginare un vero e proprio atto di vendicazione.

Hanno così riferito che l’uomo aveva uno stato di preoccupante distacco emotivo maturato nei confronti dei pazienti a causa del comportamento dei superiori dell’ospedale.

L’azienda ospedaliera si è messa sin dall’inizio a disposizione per collaborare e aiutare l’autorità giudiziaria per trasmettere documentazione sanitaria e qualsiasi altro tipo di elemento richiesto dagli organi inquirenti.

Inoltre, giorno dopo giorno, il sospetto che le vittime siano di più rispetto a quanto sia stato notato, aumenta.

Infatti, sono tante le famiglie che insieme al proprio avvocato stanno indagando per scoprire se anche i propri familiari siano stati assassinati dall’uomo.

La famiglia Zappulla, con il proprio avvocato Fabio Maugeri, ritiene che anche un loro congiunto sia stato vittima di un fatto analogo poiché era entrato in ospedale in buone condizioni e la sera prima di morire aveva fatto una videochiamata a causa Covid; l’indomani mattina era morto senza che soffrisse di particolari disturbi.

L’avvocato Fabio Maugeri ha così richiesto l’esame tossicologico, e che venga svolto a 360 gradi non solo per le benzodiazepine, ma anche per altre sostanze che potrebbero essere state letali.

Federica Sapuppo

Studentessa Marconi-Mangano

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