I videogiochi: un mezzo per l’inclusione sociale.
I videogiochi sono una forma di intrattenimento sempre più diffusa e apprezzata, ma spesso associati a passatempi futili e pericolosi.
Tuttavia, il mercato dei videogiochi sta cambiando, sempre più orientato a lasciare un messaggio importante ai propri consumatori, tra cui l’inclusione sociale e la rappresentazione positiva delle minoranze.
Molte aziende del settore hanno infatti intrapreso iniziative per includere personaggi rappresentativi di minoranze nei loro giochi, in modo da normalizzare la diversità e aumentare la consapevolezza delle sfide che queste comunità possono affrontare.
Questo videogioco segue la storia di Maxine Caulfield, una studentessa di fotografia che scopre di avere il potere di retrocedere nel tempo.
Tra i videogiochi che rappresentano un esempio per l’inclusione delle minoranze, c’è Life is Strange, rilasciato nel 2015.
Innanzitutto, il personaggio principale, Max, è una giovane donna, il che la rende una figura di riferimento importante per le giocatrici.
Inoltre, il gioco presenta una serie di personaggi appartenenti alla comunità LGBT, affrontando temi come il bullismo e la discriminazione.
Evidenziando cosi, la difficoltà di chi vive in una società in cui l’omofobia e il pregiudizio sono ancora molto presenti.
Oltre alla rappresentazione, il mondo dei videogiochi sta facendo grandi passi in avanti per quanto riguarda l’inclusione delle donne nel gaming competitivo.
Negli ultimi anni, infatti, la presenza delle donne nel mondo degli e-sports sta aumentando sempre di più.
In America, il gender gap nel gaming competitivo è quasi del tutto eliminato, mentre in Italia la situazione è ancora lontana dall’essere soddisfacente.
Riusciremo in Italia, nel giro di pochi anni a eliminare definitivamente questi stereotipi?
Fonte immagine principale: SpazioGames