Il nichilismo di Gorgia
Nato a Leontini nel 485 a.C., Gorgia viene considerato “l’inventore” della retorica. Discepolo di Empedocle, nella sua formazione le figure dei retori siracusani Corace e Tisia ebbero certamente una grande influenza. La sua opera principale prende il titolo di “Sulla natura o sul non essere”.
Se nella propria filosofia Protagora muove dal relativismo e sullo stesso pone le basi del metodo dell’antilogia (tecnica che si basa sull’esposizione di due enunciati tra loro contraddittori e tra i quali non esistono punti di conciliabilità sicché, osservati singolarmente, entrambi risultano essere assolutamente corretti e sensati), Gorgia ha come punto di riferimento del proprio pensiero il nichilismo, “pilastro” della retorica.
Il nichilismo rintraccia il proprio fondamento nell’dea che l’essere non esista, che non vi siano valori o verità assolute da ricercare e disvelare, tutto è “nihil”, nulla. A questa corrente segue poi il relativismo gnoseologico e quello morale, poichè non è possibile fissare una verità o “un bene” assoluto. Per Gorgia non esiste nessun criterio di scelta della realtà, come risulta tangibile anche dalla già citata opera “Sulla natura o sul non essere”, capace di essere considerata da molti una specie di manifesto del nichilismo occidentale. I principi sui quali si fonda il pensiero di Gorgia risultano essere tre: <<non esiste l’essere e quindi nulla esiste>>, <<se anche fosse non sarebbe conoscibile>>, <<se anche fosse pensabile l’essere non sarebbe esprimibile>>.
1- Non esiste l’essere, ossia nulla esiste.
Attraverso la sua filosofia Gorgia afferma che nulla esiste e per dar prova di ciò contrappone fra loro le diverse concezioni del principio che nel tempo si sono susseguite per mezzo di svariati pensatori. Avviene quindi che i filosofi che hanno parlato dell’essere ne abbiano dato una configurazione tale da arrivare a conclusioni che si annullassero a vicenda. L’essere non potrà quindi risultare “nè uno, nè molteplice, nè ingenerato, nè generato”, per il filosofo siracusano vi sarà solo il nulla. Il tema del nichilismo si ritroverà peraltro anche in un’epoca più moderna, soprattutto in Germania, dove Nietzsche lo porrà a fondamento delle proprie teorie filosofiche, mentre autori come Goethe ne riporteranno il concetto all’interno delle proprie opere.
2- Se anche fosse non sarebbe conoscibile.
Nell’ipotesi in cui l’essere esista non potrebbe essere conoscibile. Qui l’analisi di Gorgia si pone in contrapposizione col pensiero “parmenideo”. Quest’ultimo parte del presupposto che “l’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può in alcun modo essere”. Parmenide, per fornire una giustificazione al proprio pensiero, afferma quindi che tutto ciò che uno pensa e dice è. Non si può pensare, e quindi dire, se non pensando, e quindi dicendo, ciò che è. Pensare il nulla significa non pensare affatto e dire il nulla significa non dire nulla. La conclusione perciò risulta essere che nulla è impensabile e indicibile e che pensare ed essere coincidono. Gorgia quindi muove contro quest’ultima associazione, sottolineando come esistano dei pensieri che non esistono e dei “non esistenti” che invece sono pensati (figure come Scilla e Cariddi sono infatti pensati dall’uomo ma non trovano configurazione nella realtà delle cose).
3- Se anche fosse pensabile l’essere non sarebbe esprimibile.
Per assurdo, pur accogliendo anche l’idea che l’essere sia pensabile, questo per il Nostro rimarrebbe inesprimibile. Ciò avviene dal momento che la parola non può comunicare in maniera veritiera qualcosa che sia altro da sè. Il linguaggio infatti è un qualcosa che si distacca dalla realtà e non possiede quindi la perfetta capacità rivelativa nei confronti di essa stessa. Per Gorgia infatti la parola può acquisire una propria autonomia, prestandosi quindi ad una molteplicità di usi. Essa quindi, come ci dimostra la retorica, serve spesso per pervenire ad un fine specifico che si riscontra non tanto nel raggiungimento della verità quanto piuttosto nella produzione della persuasione.
Nel nichilismo di Gorgia e attraverso le sue tre tesi, per mezzo delle quali è possibile perciò conoscere l’analisi del fondamento della sua filosofia, vi è la base della retorica, l’arte della persuasione. In questo scenario quindi la parola viene ad acquisire una posizione centrale, insieme ad una sorta di autonomia, capace di trasformare la stessa in un mezzo. Gorgia risulta essere certamente il primo filosofo capace di perseguire “la valenza estetica” delle parole da lui stesse definite “produzioni di struggenti sentimenti”.