Il test di Bechdel e le donne nel cinema
Provate a ricordare l’ultimo film che avete visto.
Vi erano donne? Se sì, su cosa si incentravano i loro dialoghi?
Provo a darvi una mano: parlavano, per caso, di scarpe e trucchi? Di gioielli, forse? O di uomini?
Questo, di sicuro!
Sorprendente, vero? Peccato che non lo sia affatto.
Tra esplosioni, alieni e inseguimenti adrenalinici sembra che le donne abbiano perso la capacità di discutere di arte, politica o anche solo del tempo.
Prendete, ad esempio, le commedie romantiche: due ore di film in cui le protagoniste femminili non riescono a parlare di altro che non sia l’uomo di turno.
O, ancora, i film d’azione: ah, quei gloriosi momenti in cui le eroine, tra una sparatoria e una lotta corpo a corpo, trovano il tempo di discutere delle loro scarpe preferite. Sì, perché quando stai cercando di salvare il mondo, è assolutamente cruciale avere il giusto paio di stivali.
Grazie, sceneggiatori di Hollywood, per queste perle di realismo.
E poi ci sono quei film d’animazione per bambini, che, in teoria, dovrebbero essere più progressisti. Ma anche qui, le principesse paiono pensare solamente ai loro principi.
Evidentemente, pure il mondo delle fiabe non può sfuggire agli stereotipi di genere.
Non è solo una questione di numero di battute o di scene. È una questione di come le donne vengono rappresentate. I personaggi femminili spesso mancano di profondità e complessità. Sono lì per supportare il viaggio del protagonista maschile, per essere salvate, amate o, talvolta, tradite.
Allora, come possiamo liberarci da questi cliché, scadenti e rovinosi, ed ottenere una più veritiera rappresentazione?
Ecco che ci pensa il test di Bechdel.
Che cos’è il test di Bechdel?
Il test di Bechdel è un modello d’indagine incentrato proprio sulla valutazione dell’impatto dei personaggi femminili nelle trame di opere cinematografiche.
Inventato negli anni ’80 dalla fumettista Alison Bechdel, il test si basa su tre presupposti: vi devono essere due donne, una conversazione in atto e bisogna che questa tratti di un argomento che non riguardi gli uomini.
Sembra semplice, vero? Eppure i film che lo passano si contano sulle dita di una mano.
E poi ci sono quelli che sembrano fatti apposta per prenderlo in giro.
Li riconosci subito: hanno quella singola scena inserita a forza, ideata ad hoc, dove due donne parlano per trenta secondi di qualcosa di irrilevante.
È un po’ come mettere una pianta di plastica sulla mensola e dire di aver abbracciato la causa ecologista.
Ecco perché il test di Bechdel è diventato un punto di riferimento così importante: non si tratta solo di misurare la presenza femminile nei film, ma di smascherare la superficialità con cui spesso viene trattata.
Ma attenzione, non cadiamo nella trappola di credere che superare il test di Bechdel sia sinonimo di qualità cinematografica. Ci sono film che lo superano brillantemente, ma sono comunque terribili, così come ci sono capolavori che, per varie ragioni, non ci riescono.
Il punto non è creare un’etichetta di “buono” o “cattivo”, ma piuttosto stimolare una riflessione più profonda.
Quindi, la prossima volta che vi trovate davanti a un film, provate a fare il test di Bechdel. Non per sminuire l’opera o per fare gli intellettuali da salotto, ma per divertirvi a scoprire quanto – o poco– la nostra cultura cinematografica sia cambiata.
E magari riderci su, perché in fondo, a volte, l’ironia è l’arma migliore per affrontare le assurdità della vita – e del cinema.