Il Torino e la presunta trattativa con Redbull, Cairo smentisce: “Non vendo il club”.
Negli ultimi giorni, il dibattito acceso tra Urbano Cairo e La Stampa ha riportato al centro dell’attenzione mediatica la possibile vendita del Torino, che l’imprenditore italiano detiene dal 2005.
L’indiscrezione, lanciata lunedì dal quotidiano torinese, sostiene l’esistenza di una trattativa tra Cairo e Red Bull, il marchio austriaco noto per il suo legame con il mondo dello sport, soprattutto con la gestione di club di calcio come il Red Bull Salisburgo e il Lipsia. Secondo le fonti de La Stampa, i primi contatti tra Cairo e gli emissari della Red Bull sarebbero avvenuti già ad agosto. Da settembre, inoltre, è formalmente iniziata la partnership annuale tra il club e la compagnia austriaca, guidata dal CEO Mark Mateschitz, alimentando le speculazioni su una possibile acquisizione, ormai vista come una prospettiva più che concreta.
La strategia della Red Bull appare chiara: replicare il modello di business di successo applicato a Salisburgo e Lipsia, con uno stadio di proprietà come fulcro di un progetto sportivo ed economico stabile.
L’importanza di uno stadio di proprietà e la concessione in scadenza
Red Bull potrebbe procedere all’acquisizione del Torino a una condizione fondamentale: la costruzione di uno stadio di proprietà. Questo investimento consentirebbe al gruppo austriaco di espandere la propria visione di business, generando redditi stabili attraverso eventi, merchandising, e sponsorizzazioni. L’Olimpico Grande Torino, attuale stadio della squadra, è sotto concessione fino al 2025, un fattore che potrebbe favorire l’apertura di dialoghi tra la proprietà del club e il Comune. Un nuovo stadio, progettato su misura per il Torino, sarebbe un importante punto di svolta sia per i granata sia per Red Bull, che potrebbe contare su un’infrastruttura moderna e redditizia.
Strategie finanziarie e mosse di mercato
Secondo La Stampa, le recenti cessioni di Raoul Bellanova (20 milioni più bonus) e Alessandro Buongiorno (35 milioni più bonus) non sarebbero state casuali. L’obiettivo principale dietro queste mosse sarebbe accumulare risorse per facilitare una possibile vendita del club, assicurando così una situazione finanziaria più solida. Una strategia del genere, mirata a consolidare le finanze, rappresenterebbe per un acquirente come Red Bull una maggiore attrattiva, trovandosi un club meno esposto a rischi economici.
Se l’affare andasse in porto, Red Bull potrebbe anche mirare a una strategia di crescita sportiva simile a quella adottata con gli altri club affiliati, potenziando l’organico e aumentando gli investimenti nei settori giovanili e negli impianti di allenamento. Questo approccio integrato consentirebbe al Torino di compiere un salto di qualità e di competere in modo più stabile a livello nazionale e internazionale.
La smentita di Cairo e le prospettive future
Come già accaduto in passato, quando il Torino sembrava vicino alla cessione, il patron Urbano Cairo ha smentito prontamente le indiscrezioni de La Stampa con un comunicato ufficiale pubblicato sul sito del club. La sua risposta ha sollevato nuovamente dubbi sulla reale intenzione di vendere la squadra, soprattutto considerando che Cairo ha già respinto offerte importanti negli anni scorsi, affermando sempre la sua volontà di continuare a guidare il Torino.
Il futuro del club resta dunque incerto. Se da un lato le prospettive di Red Bull aprirebbero scenari ambiziosi per il Torino, dall’altro la storia di Cairo come proprietario suggerisce una continuità radicata, per quanto ormai messa in discussione dai media e da parte della tifoseria. Tuttavia, se il progetto di acquisizione si concretizzasse, il Torino potrebbe beneficiare di investimenti e competenze internazionali, entrando a far parte di una rete globale che ha già dimostrato di saper ottenere risultati significativi nel calcio europeo.