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Le donne commettono più infanticidi

Le statistiche parlano chiaro. Secondo una stima realizzata dell’Ami, dal 1970 al 2008 sono stati commessi 378 infanticidi, circa 9,9 all’anno. Gli autori del delitto, nel 90% dei casi, erano le madri. È interessante notare come quasi 1/3 delle vittime non avesse nemmeno un anno. La probabilità, per un figlio, di essere ucciso è, infatti, molto più alta nei primi anni di vita che nel resto dell’infanzia, con un picco dopo i diciotto anni.

Come può questa specificazione avere dell’utilità?

Ebbene, sta proprio in quell’arco di tempo che è possibile rintracciare le motivazioni di un atto tanto folle e disumano.

Infanticidi e depressione post partum 

La depressione post partum è un disturbo dell’umore che può affliggere le donne in seguito al parto.

Da non scambiare con la cosiddetta baby blues, ossia una condizione transitoria, la depressione post partum può manifestarsi nelle prime settimane di vita del nascituro e prolungarsi ad oltranza.

Oltre ad una serie di conseguenze fisiche (perdita d’appetito, emicranie, stanchezza, irritabilità, mancanza di libidine), molto spesso tale patologia, nel lungo termine, può andare ad intaccare il legame affettivo tra madre e figlio, isolare progressivamente la donna,  instillare in lei sentimenti di inadeguatezza, insofferenza, rabbia e repulsione, e indurla al suicidio.

Si stima che circa il 10-15% delle donne la sviluppi (su una scala puramente teorica, centotrenta donne su mille). Una cifra considerevole, a ben vedere. In virtù della sua “diffusione”, dovrebbe, quindi, esser concepita come normale, o quantomeno possibile che accada. Eppure, ancora un velo di oscurità e vergogna attornia questo tema, al punto che difficilmente ne vengono riconosciuti i sintomi e, sfortunatamente, molto spesso capita che non venga presa e trattata per tempo.

È bene specificare, però, che, nonostante la depressione post partum sia una condizione seria, la maggior parte delle madri che ne soffre non commette atti di violenza verso i propri figli. Tuttavia, in alcuni casi estremi, questo stato depressivo può evolvere e aggravarsi in una psicosi post partum, disfunzione mentale che, molto spesso, induce deliri di natura persecutoria.

L’abbandono emotivo

Questo non significa che tutti gli infanticidi siano causati da squilibri mentali. 

Ma è fondamentale sottolineare che le madri, in quanto tali, hanno un peso sociale importante sulle spalle. La cura dei piccoli è quasi sempre loro esclusiva e nessun supporto viene fornito a permettere loro di avere una pausa. Molte madri sperimentano, infatti, una sensazione di abbandono emotivo, causato, in particolar modo, dalla mancanza di una partecipazione paterna attiva alla gestione del neonato.

Lasciate a se stesse, molte donne, ancora in fase di riabilitazione, sono costrette a provvedere sia al nascituro che all’intera casa, dimenticando che è dal benessere della madre che, in primis, deriva quello dei figli.

L’infanticidio non è commesso dai padri

A onor di onestà, è impossibile parlare di infanticidi senza presumere che siano opera di madri.

La regolamentazione italiana, di fatto, riconosce l’infanticidio come un reato commesso a carico della madre. 

La madre che cagiona la morte del proprio neonato,  immediatamente dopo il parto, o del feto durante il parto, quando il fatto è determinato da condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto, è punita con la reclusione da quattro a dodici anni.
Art. 578, Codice Penale

L’infanticidio è, quindi, un crimine materno. 

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