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It ends with us

“Finisce con me e te. Siamo noi a dire basta.”

È questo il messaggio principale che It ends with us, sbarcato al botteghino lo scorso 21 agosto, intende veicolare.

Trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Colleen Hoover, It ends with us affronta infatti un tema delicato e, alla luce delle recenti notizie di cronaca, molto sentito: quello della violenza. Più nello specifico, il film, in un connubio fra romance e drammaticità, indaga la violenza nei contesti della vita quotidiana. Un mostro silente che si manifesta a sorpresa e si nasconde strisciante lasciando il segno, con la mera promessa di non fare più ritorno.

Nonostante i notevoli incassi (parliamo di circa 330milioni di dollari, a fronte dei 25 serviti per la produzione), la pellicola ha sollevate numerosi dubbi.

Come non essere rappresentativo

Bello ma non balla, potremmo dire. 

Malgrado la potenzialità dell’argomento, It ends with us sembrerebbe non aver saputo affrontare propriamente la questione.Questa autrice si avvale della facoltà di poterlo definire una delusione. 

Lì dove ci aspettavamo di veder rappresentata una cruda realtà, abbiamo visto, contrariamente, in scena delle dinamiche alquanto inverosimili.

Partendo dall’improbabile vestiario della protagonista (che vi ricordo essere una semplice fioraia) fino ad arrivare all’altrettanto atipico modus con cui agisce la stessa: questo film è sembrato, in alcuni punti, una barzelletta.

Pensiamo, ad esempio, a come Lily Bloom ha deciso di lasciare il marito: una pacca sul viso, una risata e un “Voglio il divorzio” sullo stesso letto su cui, appena poco tempo prima, aveva partorito.

O, ancora, analizziamo la scena in cui, sempre Lily, rivela alla sorella del suddetto marito di esser stata picchiata e abusata: personalmente, riuscivo a concentrarmi unicamente sui grossi orecchini di perla che Allyssa, come tutte noi faremmo, indossa per stare a casa.

Allyssa di It ends with us

Vogliamo parlare anche del fatto che Allyssa, con una Birkin, cerchi lavoro in una fioreria?

Cari lettori, di questi quadretti It ends with us ne è pieno a bizzeffe.

Critiche

Tralasciando le scelte opinabili di sceneggiatura e costume della produzione, It ends with us è stato molto chiacchierato anche per quanto riguarda gli stessi attori protagonisti.

L’approccio che Blake Lively (Lily Bloom) e Justin Baldoni (Ryle Kincaid) hanno avuto nella campagna promozionale del film è totalmente diverso e, per certi versi, opposto.

Mentre Justin si prodigava a fare sensibilizzazione, condividendo anche sui social associazioni a cui rivolgersi se vittima di violenza domestica, da parte di Blake un assoluto silenzio.

L’attrice ha presentato il film come una semplice storia d’amore (invitando perfino i telespettatori a portare dei fiori al cinema), affrontando il tutto con una serenità che stona con la gravità del film stesso.

La scelta del marito, Ryan Reyndolds, inoltre, di pubblicizzare la pellicola con uno spot ironico in cui prendeva le vesti di un marito controllante e geloso, è risultata completamente inadeguata.

Sono in tanti, inoltre, ad averla accusata di sfruttare It ends with us per sponsorizzare la sua nuova linea di prodotti per capelli, Blake Brown.

A seguito delle varie gaffe, sui social gli utenti si sono scatenati. Come si suol dire, tutti i nodi vengono al pettine e Blake Lively si è vista, consequenzialmente, investire da una considerevole shit storm.

Uno spiraglio di luce

Sebbene le problematiche che lo hanno interessato, It ends with us è un prodotto che raggiunge, comunque, il suo obbiettivo.

Una storia toccante, quella di Lily Bloom, che invita, con coraggio, ad interrompere il perpetuarsi della violenza. A non aspettare che si arrivi ad un punto di non ritorno. A riconoscere i campanelli d’allarme e intervenire in tempo. Prima che sia troppo tardi, prima che il ciclo coinvolga anche altri, in un loop senza fine.

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