L’isola dei morti, il quadro che vide morire Hitler
Appassionato dall’occulto e amante dell’arte. Sono queste le prerogative che spiegano l’attaccamento di Adolf Hitler all’opera “L’isola dei morti”, il celebre quadro del pittore svizzero Arnold Böcklin. Tra il 1880 e il 1886 l’artista ne dipinse ben cinque versioni, una di queste, la quarta, fu distrutta nel corso della seconda guerra mondiale mentre la terza fu acquistata dal dittatore tedesco ad un’asta del 1936.
Figlio di un noto mercante svizzero Böcklin è stato uno dei maggiori esponenti del simbolismo, individuando nell’arte un linguaggio capace di farci accedere ad un’altra dimensione. L’emotività interiore e il connubio tra la vita e la morte sono elementi costanti nella sua pittura e presenti in particolar modo nelle opere più importanti. Tra queste vi è “L’isola dei morti”, un quadro che nasconde un’infinità di misteri e significati. A dargli questo nome non fu neanche il suo stesso autore ma Fritz Gurrlit, che nel 1884 lo espose a Berlino col titolo appunto di “Die Toteninsel“. In origine invece doveva essere “Die Gräberinsel“, ossia “L’isola dei sepolcri”.
Se Böcklin era affascinato dalla mitologia nordica, dagli dei del Walhalla, dalle Valkirie, dai miti celtici e dalle allegorie dei popoli di origine celtica, Hitler appariva stregato dai diversi simboli esoterici delle più svariate religioni, tra le quali anche quella celtica. La versione più famosa del quadro fu commissionata da una nobildonna tedesca, Marie Berna, in commemorazione del defunto marito Georg Von Berna, venuto a mancare circa quindici anni prima. La terza versione fu realizzata invece nel 1883 per il mercante Gürlitt.
In tutte le versione gli elementi comuni sono la barca col rematore e l’isola, quest’ultima oggetto della curiosità dei molti che hanno provato ad individuarla. Secondo alcuni si tratterebbe dell’isola greca di Pontikonissi, per altri sarebbe Capri o Ischia, considerato anche i numerosi soggiorni del pittore in Italia. Tuttavia una risposta non si conosce e tantomeno appare certo che il luogo sia reale e non frutto dell’immaginazione di Böcklin. Più attendibili risultano le tesi secondo cui l’ispirazione per dipingerla sia derivata dal cimitero dove fu sepolta la figlia. Nel quadro non manca poi “un’area dantesca”, col rematore che sembra riprendere la figura mitologica di Cerbero, dedito nella Divina Commedia a condurre le anime all’Inferno.
Hitler fu stregato dal quadro sin dal primo momento e dopo averlo acquistato lo appese ad una delle pareti dello studio della Cancelleria del Reich, uno dei luoghi che rappresentò per diversi anni il centro del potere del Führer. Il suo attaccamento alla tela fu talmente grande che la stessa fu una delle opere che il dittatore volle portare con sé nel Führerbunker, il bunker che ospitò Hitler e la sua compagna Eva Braun nell’ultima fase del conflitto. In una di quelle stanze, nella stessa in cui su una delle pareti campeggiava “L’isola dei morti”, il 30 aprile del 1945 Adolf Hitler si suicidò.