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Marotta(Pres.Inter): “La Sicilia manca da troppo tempo alla Serie A. Spero risalga la china”

Intervistato a margine del convegno “Thinkingreen” tenutosi a Giardini Naxos(ME), il presidente nerazzurro ha parlato dell’assenza delle squadre siciliane nel grande calcio, evidenziando il gap strutturale con il nord🗣: “A Brescia 5 volte le scuole calcio di Palermo.”

📸www.fantamaster.it – Beppe Marotta, 67 anni, Presidente dell’Inter dal 4 Giugno 2024 – www.voceliberaweb.it

Palermo, Catania e Messina; i tre centri urbani più grandi della Sicilia assommano oltre un milione di abitanti, dato che cresce sensibilmente se si contano le rispettive aree metropolitane, formando un indotto di assoluto rilievo. Tre città che, seppur importantissime per il tessuto economico della quinta regione d’Italia e pur vantando una rinomata tradizione anche sul piano sportivo, risultano assenti da lungo tempo nel panorama della Serie A. Se l’ultima stagione del Palermo in massima serie risale a 7 anni fa (2016-17), per ritrovare il Messina tra le compagini di A bisogna risalire al 2006/07, annata d’oro in cui tutte e tre le “big” siciliane figuravano al nastro di partenza. Il 2014 è invece l’anno che ha visto l’ultima apparizione del Catania nel massimo campionato; stagione conclusa al diciottesimo posto, che volle dire retrocessione in cadetteria dopo 7 salvezze consecutive.

Di recente, ad esprimersi sul tema è stato il nuovo Presidente dell’Inter Beppe Marotta. Intercettato a margine dell’evento “Thinkingreen”, tenutosi la scorsa settimana a Giardini Naxos (provincia di Messina), il noto dirigente ha parlato così della mancanza delle grandi città siciliane nel panorama calcistico che conta🗣: “Non voglio fare denunce né identificare colpevoli, ma ad oggi la Sicilia è fuori dal mondo calcistico e sportivo che conta davvero. Catania e Messina si trovano in una categoria non consona al loro prestigio. Nel caso dei messinesi, auspico che la Regione intervenga con un contributo, non economico, coinvolgendo una delegazione di imprenditori che riporti la squadra nei palcoscenici che merita”.

Tra le ragioni della profonda crisi in cui versa il movimento calcistico siciliano c’è senz’altro l’annosa questione legata alla carenza di strutture e competenze adeguate alla crescita dei giovani. E’ su questo terreno, infatti, che si evidenzia il maggior distacco dalle realtà del nord nelle quali i talenti emergono con maggiore facilità. Un dato inchioda in modo impietoso il nostro sistema alle sue colpe: soltanto due i calciatori siciliani attualmente militanti in Serie A. Se la quinta regione più popolosa d’Italia fatica così tanto ad esprimere il proprio potenziale, le cause sono ovviamente molteplici e tra loro intrecciate.

📸www.flickr.com – A sx, Antonino Pulvirenti, a dx Maurizio Zamparini, a braccetto prima di un Palermo-Catania di Serie A (2010/11)

Infine, Marotta ha chiosato con un’analisi sul cambiamento dei rapporti di forza economici a livello transnazionale, che ha inciso sugli investimenti nel settore calcio. L’epoca di personaggi come il compianto Zamparini, imprenditori facoltosi disposti a mettere mano al portafogli per alimentare la passione popolare, si è conclusa da un pezzo, e sempre più squadre italiane sono finite nelle mani di proprietà straniere🗣: “Prima c’era un certo mecenatismo nel calcio, anche al sud, mentre oggi di mecenati non ce ne sono più, né in Sicilia né altrove. In Lombardia, su cinque club in A, una sola ha proprietà italiana, il Monza, mentre quattro sono straniere (Inter, Milan, Atalanta e Como). Qui in Sicilia, il Catania, seppur parzialmente con un italo-australiano al comando e il Palermo, invece totalmente, appartengono a proprietà straniere”.

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