Nazionali – Dentro la crisi del Brasile
I pentacampioni non stanno attraversando un grande periodo, ma dovrebbero farcela lo stesso a staccare il pass per i prossimi Mondiali. Dentro le ragioni della crisi verdeoro🇧🇷👇
Cinque volte campione del mondo ma da diverso tempo nel pieno di una crisi di identità e risultati. Il Brasile, la Nazionale calcistica più titolata a livello mondiale, proprio non riesce a liberarsi dei suoi atavici problemi. Dopo l’ultimo trionfo nella rassegna iridata(2002) sono seguite molte più delusioni che gioie. Dieci anni fa l’umiliante 1-7 casalingo contro la Germania, che ha fatto storia, poi la doppia eliminazione ai quarti di finale(2018 e 2022) fino ad arrivare alle difficoltà odierne, che vedono la Seleçao arrancare nel maxi girone sudamericano delle qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026. I verdeoro occupano attualmente il quinto posto in classifica, a quota 18 punti, frutto di cinque vittorie, tre pareggi(di cui due arrivati nelle ultime due gare) e ben quattro sconfitte. Un ruolino di marcia senz’altro modesto, ma che, aldilà delle legittime preoccupazioni sollevate in patria, non dovrebbe compromettere i piani di qualificazione dei brasiliani, al momento un punto avanti al Paraguay e con un margine piuttosto rassicurante sulla settima in graduatoria(la Bolivia).
Ma cosa non sta funzionando nel Brasile?
Prendendo in esame il rendimento degli ultimi tre mesi, parrebbe che la nazionale guidata da Dorival Júnior abbia accusato il colpo dell’ennesimo flop arrivato in Copa América, dove il cammino della selezione brasiliana si è interrotto anzitempo ai quarti di finale per mano dell’Uruguay(vittorioso ai calci di rigore). A far discutere parecchio l’opinione pubblica domestica è stato, in particolare, un episodio occorso prima che avesse inizio la sequenza dei rigori che ha infine premiato la Celeste, ovvero quando i calciatori verdeoro, con in testa il capitano Danilo, si sono riuniti in cerchio, escludendo dallo stesso proprio il CT Dorival che tentava invano di farsi sentire dai suoi giocatori per dare loro le ultime indicazioni. Una clamorosa delegittimazione quella che il gruppo-squadra ha espresso nei confronti del tecnico giunto sulla panchina a gennaio di quest’anno, gravemente palesatasi in mondovisione e indicativa di come i veri problemi della Seleçao siano di natura profonda e vadano oltre la modestia del gioco proposto sul campo.
Aspettative, guida tecnica e assenza di leader. C’è un tema di fondo che va considerato quando ci si approccia in modo analitico alla “crisi” che sta attraversando O colosso Da América, che presenta un elemento ricorrente: l’eccessivo livello delle aspettative che l’ambiente(tifosi e giornalisti) nutre verso la Nazionale. In un paese che ha fatto dello “Joga bonito” un’autentica bandiera, e del calcio un importante simbolo di riscatto sociale, non stupisce che la pressione mediatica gravante su chi lo rappresenta agli occhi del mondo possa toccare picchi notevolissimi, a scapito di calciatori che, quando si trovano in Europa, riescono ad esprimersi meglio di quanto non facciano con addosso la celebre maglia gialla e verde(chiedere a Neymar). Se a ciò aggiungiamo la presenza di un commissario tecnico che non rientrava tra le opzioni prioritarie(non è certo un mistero che la Federazione puntasse forte sul nome di Carlo Ancelotti, prima di incassarne il rifiuto) e l’attuale mancanza di profili tecnici dalla leadership comprovata che possano guidare la squadra attraverso le difficoltà, ecco che il quadro risulta più completo e adatto a spiegare, anche se non del tutto, il perché di risultati che continuano a non arrivare, contrariamente a quello che ci si aspetterebbe dalla selezione che ha vinto più mondiali di tutte.