Nicolas Pépé: il Napoli sfiorato e il flop in Inghilterra
Nell’estate del 2019 fu vicinissimo al club azzurro, per poi scegliere l’Arsenal di Unai Emery. Uno degli acquisti più costosi nella storia dei Gunners, ma si rivelerà un flop❌👇
25 Luglio 2019, località Dimaro Folgarida(TN), sede del ritiro precampionato del Napoli di Carlo Ancelotti. Nel primo pomeriggio un rumore assordante, dato dal turbinare di eliche, squarcia la serenità del piccolo villaggio della Val di Sole. Sul campo dello stadio comunale di Carciato, dove abitualmente si svolgono le amichevoli estive della squadra azzurra, è appena atterrato un elicottero. No, non si tratta di un’entrata in scena dal sapore cinematografico da parte dell’istrionico presidente Aurelio De Laurentiis, e nemmeno dell’arrivo, tanto atteso dai tifosi partenopei, del plenipotenziario agente Jorge Mendes, per chiudere una delle operazioni più chiacchierate del momento(è l’estate del tormentone di mercato legato a James Rodriguez). Ad uscire dal velivolo è invece, nello stupore dei presenti, un gruppo di persone che fa capo a Samir Khiat, l’agente dell’attaccante rivelazione del Lille Nicolas Pépé, reduce da un’annata strepitosa in Ligue 1 ed il cui accordo con il Napoli appare a quel punto ad un passo.
Nonostante i media francesi dessero l’affare già per concluso e l’irruzione del suo agente a Dimaro facesse ben sperare per l’esito della trattativa, quell’operazione non si concretizzerà mai. Il calciatore ivoriano, infatti, sceglierà di trasferirsi in Inghilterra, all’Arsenal, e per una cifra monstre: ottanta milioni di euro, che all’epoca ne fecero l’acquisto più oneroso della storia dei Gunners. A distanza di cinque anni da quell’estate turbolenta, lo stesso Nicolas Pépé ha svelato alcuni retroscena legati al suo mancato approdo in maglia azzurra e al perché di quella decisione, arrivata quando il sì all’Italia sembrava la cosa più scontata.
Fui contattato al telefono da Ancelotti, che allora allenava il Napoli: una chiamata durata solo cinque minuti. Dopo mezz’ora ricevetti una telefonata da Unai Emery(tecnico dell’Arsenal ndr). Anche se non parlava benissimo il francese, parlò con me in francese per un’ora intera. E’ stata una piccola cosa, ma mi colpì. Sentii il suo desiderio di lavorare con me. E’ per questo che firmai.”
Una chiamata, quella dell’allenatore spagnolo, che risultò quindi determinante nel convincere il giocatore ad accettare la corte del club londinese. L’entusiasmo però sarebbe scemato ben presto. L’esperienza di Pépé in Premier League si rivelerà molto più complicata del previsto e quella consacrazione che in tanti si aspettavano, dopo la stagione da 22 gol in Francia, non si realizzerà, lasciando spazio all’immagine di un calciatore rimasto incompiuto, e alla poco lusinghiera etichetta di “flop più grande nella storia della Premier” da ricondurre verosimilmente al prezzo che l’Arsenal aveva sborsato per assicurarsene le prestazioni. Un prezzo che, in termini di aspettative, sarebbe diventato un fardello troppo pesante da sostenere per un ragazzo alle prese con la prima avventura all’estero della propria carriera, e con addosso una maglia prestigiosa.
Di recente, proprio Pépé, attualmente in forza al Villarreal, si è espresso sui motivi dietro alla sua deludente parentesi inglese, individuando nell’enorme pressione dell’ambiente la causa principale del mancato exploit nei tre anni di militanza all’Emirates Stadium.
Quando un club ti paga così tanto, i piccoli dettagli non contano. Ero giovane; era la prima volta che lasciavo la Francia per giocare all’estero. Ho dovuto adattarmi in altri modi, ma la gente questo non lo vede. Vedono solo ciò che accade in campo. La gente si aspettava 30, 35, 40 gol a stagione. Ma solo Messi e Ronaldo li facevano.”
Prestito al Nizza, poi la Turchia(Trabzonspor) e infine la Spagna. Oggi Nicolas Pépé ha ventinove anni e sebbene i tempi in cui veniva considerato un potenziale crack siano ormai lontani, con la maglia del Sottomarino giallo sembra aver ritrovato la serenità necessaria per esprimersi ad un livello più alto, cosa che non gli era riuscita nella capitale britannica, letteralmente schiacciato dal peso di aspettative così elevate. La sua parabola calcistica non fa che riaffermare l’importanza di un tema fondamentale e non ancora pienamente affrontato: quello della salute mentale degli atleti.
Se è possibile prepararsi alle critiche? E’ complicato. In tanti non si rendono conto che possono influire sul tuo stato mentale. Bisogna aiutare i giocatori ad affrontarle. Molti di loro, specialmente i più giovani, dicono per orgoglio che non gli importa, ma una volta tornati a casa si chiedono cosa fare. E’ stato così per me.”