Palazzo Formento a Messina, lâultimo del â700
Ultimo esempio di edificio settecentesco nel comune peloritano, il palazzo Formento rappresenta un patrimonio da restituire pienamente alla cittĂ

Sabato 13 gennaio si è tenuta unâassemblea pubblica di fronte a Palazzo del Formento, situato nel viale della LibertĂ , per evitare la cancellazione di uno degli ultimi edifici di architettura settecentesca presenti in cittĂ . Ha resistito alla distruzione di due terremoti, quello del 1783 e quello ancor piĂš devastante del 1908. Secondo i cittadini lâedificio sarebbe minacciato dalla demolizione dei palazzi vicini. I proprietari privati sono stati piĂš volte sollecitati dalla Soprintendenza per la messa in sicurezza dellâedificio, nel 2022 sottoposto a sequestro preventivo.
âĂ un raro esempio di architettura nobiliare messinese suburbana del sec.XVIII. Sorge nella contrada del âRingoâ, toponimo che attinge dal termine âaringoâ, un francesismo che si riferisce allâatto di allinearsi in uno schieramento, quindi dellâarringarsi dei cavalieri durante un torneo, una giostra. Il palazzo sorge accanto alla chiesa di GesĂš e Maria del Buonviaggio, la cui costruzione sarĂ avviata a partire dal 1598, costituirĂ il determinante urbano dello sviluppo del borgo che si definirĂ e assesterĂ nei secoli con comparti abitativi rettangolari a stecca seriali e posti di case a schiera. In questo contesto urbano nasce Palazzo Formento, importante residenza nobiliare.
LâIgnoto architetto che progettò alla fine del â700 Palazzo Formento si ispirò al prototipo dei palazzi nobiliari messinesi che sarĂ diffusissimo, in seguito, in tutta la Sicilia e cioè il Palazzo Balsamo dei principi di Roccafiorita. Palazzo Formento possiede una facciata scandita dal portale maggiore di accesso al piano nobile in asse col balcone sovrastante, a sottolineare lâasse di simmetria che armonizza e cadenza lâintero prospetto. Vincolato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina nel 1991, il palazzo è ulteriormente vincolato nel piano regolatore vigente come A1, vincolo che apposi io quando lavoravo al Comune allâUfficio Piano. Per tali vincoli, non si può assolutamente demolire ma solo restaurare su progetto approvato dalla Soprintendenza.

In tutti questi anni i proprietari non hanno fatto nulla, abbandonandolo al degrado e forse sperando che crolli da solo, su sĂŠ stesso, per lasciare lâarea libera alla costruzione di un altro casermone.â Questo è quanto afferma lâarchitetto Nino Principato. La richiesta dei cittadini, sostenuta dallâex consigliere comunale del PD Alessandro Russo, è di metterlo in sicurezza e restituirlo alla cittadinanza per preservarlo come patrimonio pubblico. Una richiesta di espropriazione per pubblica utilitĂ . La proposta è stata accolta dal V quartiere che parteciperĂ attivamente allâiniziativa. Attraverso una delibera di indirizzo si vuole sollecitare le istituzioni competenti, appellandosi al d.lgs. n.42 del 2004, art.95.
âI costi per la ristrutturazione sono elevati â dichiara lâarchitetto Vanessa Bertia â ecco perchĂŠ la nostra idea è quella di farlo in tre fasi, per permettere
ai 7 proprietari di affrontare la spesa. La prima fase, quella fondamentale, è di metterlo in sicurezza ed evitare le situazioni di pericoloâ.
Questa iniziativa, se accolta, porterebbe alla valorizzazione del palazzo rendendolo un museo delle tradizioni marinare messinesi, luogo che risulta mancante in una cittĂ di mare come quella peloritana e che costituirebbe un indotto economico fatto di turismo e nuovi posti di lavoro.



Copertina: Scomunicando