Paulo Dybala – L’insostenibile leggerezza dell’essere
Sembrava destinato all’Arabia, invece resterà nella Capitale. Titoli vinti, magie, ma anche cadute e delusioni: gli undici anni italiani della “Joya”👇
L’opera maxima dello scrittore cecoslovacco Milan Kundera(1929-2023) ci racconta come nella vita tutto ciò da cui ci sentiamo attratti e che apprezziamo come leggero finisca per svelare il proprio insostenibile peso. Nella leggerezza e leggiadria del calcio scaturito dal mancino di Paulo Dybala si è rinvigorita la passione di milioni di tifosi. Impossibile, d’altronde, rimanere indifferenti di fronte a cotanta qualità racchiusa in un solo piede, sulla magica scia degli altri grandi mancini dispensatori di emozioni. Un talento enorme, che qualche anno fa fece esclamare ad un estasiato Lele Adani una di quelle sue frasi diventate iconiche – “Chi non lo ama ha seri problemi con i sentimenti!” – a cui tuttavia ha fatto da contraltare un fisico spesso non in grado di sostenerlo. Bellezza e fragilità intrecciate in un gioiello luccicante.
Quando dall’Argentina approda in Italia, a Palermo, porta con sé le stimmate della promessa. I tre anni “siciliani” ci mostrano che la promessa in questione è possibile da mantenere, poggia su solidi presupposti. Due stagioni in A, di cui la prima utile ad assaporare il calcio italiano, inframmezzate da un’esperienza in cadetteria, nelle quali il giovane Paulo comincia a far vedere i colpi del suo straordinario repertorio. Talento puro, bisognoso soltanto di venire sgrezzato. Il bottino da calciatore palermitano è tutt’altro che magro: 21 reti e 15 assist in 89 partite. Una vetrina che inevitabilmente attira l’attenzione dei grandi club.
Numeri del genere gli valgono la chiamata della Juventus nell’estate del 2015. I bianconeri, all’epoca incontrastati dominatori del campionato, individuano nell’argentino il profilo giusto su cui ricostruire il reparto avanzato, dopo l’addio di un pezzo da novanta come Carlos Tevez. Trequartista, prima o seconda punta, ala destra e all’occorrenza(di rado) anche sinistra; con Massimiliano Allegri, Dybala viene fatto svariare su tutto il fronte d’attacco, la tecnica gli permette di rendersi utile in più modi, sebbene le posizioni che ama di più siano quelle che lo avvicinano maggiormente alla porta con conseguenze positive sulla prolificità offensiva.
A Torino, che sarà la sua casa per sette stagioni, quella promessa per cui in tanti avevano gongolato si tramuta in una realtà solidissima. L’età della consacrazione calcistica viene trascorsa sotto la Mole ed è testimoniata ancora una volta dai numeri: gol, assist, giocate decisive a profusione, e trofei, tanti. Cinque Scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane arricchiscono la bacheca del ragazzo di Laguna Larga, ormai divenuto un campione affermato. Non manca qualche delusione, la più cocente tra tutte è senz’altro la finale di Champions League del 2017 persa contro il Real Madrid, che si situa in un percorso europeo che, a differenza di quello italiano, fa registrare alti e bassi, picchi notevolissimi (doppietta al Barcellona nella semifinale d’andata dello stesso anno) e non infrequenti passaggi a vuoto.
Che le fragilità di Paulo Dybala non fossero soltanto di ordine fisico lo si comincia a notare ad un certo punto della sua esperienza in maglia bianconera, che coincide con un evento di grande rilevanza storica per il club torinese: l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Non è casuale che nel percorso della Joya esistano un prima e un dopo l’arrivo alla Juve dell’asso portoghese. Da stella più luminosa della squadra Campione d’Italia a satellite del sole CR7, mero comprimario in mezzo a tanti campioni, nel breve volgere di un’estate. Lo smacco di venire marginalizzato mediaticamente e tecnicamente dalla venuta del calciatore più forte al mondo, unito alla recrudescenza di problemi fisici ultra-limitativi, fa piombare l’argentino in un vortice di negatività che caratterizza la parte finale della sua storia da juventino, che si concluderà ufficialmente nel giugno del 2022, con non pochi rimpianti da ambo le parti.
Roma, per tornare a sentirsi “grande”. Non saranno più gli anni d’oro, quelli del protagonismo tricolore, della consacrazione di un talento, dell’ambizione spinta oltre le frontiere, ma l’incontro tra Paulo Dybala e la Roma riaccende nel cuore dell’argentino una fiamma sopitasi tra i veleni dell’ultimo biennio torinese. Piazza calorosa, respiro internazionale, Città che non ha bisogno di presentazioni, per Paulo sono gli ingredienti giusti per rimettersi in gioco e rimettere in campo quelle giocate che avevano fatto innamorare del suo mancino fatato, e che avremo la fortuna di continuare a vedere nella stagione 2024-25.