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“Più forte di Diego”, la vera storia di Jorge Mágico González

Jorge “El Mágico” González: leggenda del calcio salvadoregno, idolo indiscusso a Cadice, con una storia dai tratti mitici; l’unico calciatore che Diego Armando Maradona abbia considerato più forte perfino di lui…👇

Jorge Mágico González
📸www.calciomercato.com – Jorge Alberto Gonzalez e Diego Maradona in un match di beneficenza per i terremotati di El Salvador nel 2006 – www.voceliberaweb.it

“Jorge Mágico González? Mucho mejor que yo!”– Il dibattito su chi sia il miglior calciatore di tutti i tempi infiamma da sempre le platee degli appassionati del pallone, riempie i palinsesti e contribuisce ad alimentare un giochino potenzialmente inesauribile, visto quanto è difficile trovarvi una risposta definitiva. A Diego Armando Maradona la fatidica domanda è stata posta innumerevoli volte, come nel 1982, quando El Pibe de oro (all’epoca in forza al Barcellona) al sentirsi chiedere da un cronista se ci fosse qualcuno migliore di lui, diede una risposta che spiazzò tutti, come era nel suo stile.

Il più forte di tutti? EL MAGICO GONZALEZ! Chiunque tenta di fare le giocate che fa lui…ma nessuno ci riesce!”

I due non si sarebbero incrociati per pochissimo: nell’estate del 1984, infatti, mentre Diego lasciava la Spagna per iniziare la sua epopea napoletana, Jorge Alberto González Barillas si trasferiva dalla piccola Cadice, dove in meno di due stagioni era già diventato un idolo, a Barcellona, per quello che avrebbe dovuto essere uno step di crescita della sua carriera. Già, avrebbe dovuto, perché l’esperienza in maglia blaugrana sarà brevissima, neanche il tempo di disfare le valigie. L’episodio che ne determina la cacciata spiega tanto, se non tutto, del personaggio e del perché non abbia lasciato il segno nel calcio, nonostante il suo talento fosse considerato “magico” e uno come Maradona ne fosse rimasto estasiato a tal punto da dire di lui che “veniva da un’altra galassia”.

I catalani si trovavano negli Stati Uniti per una tournèe pre-campionato e il fantasista salvadoregno li raggiunge per aggregarsi alla prima squadra. E’ notte fonda quando nell’albergo che ospita il Barça suona l’allarme antincendio. Sono momenti concitati, tutti si precipitano fuori dalle rispettive stanze per ritrovarsi nella hall, tutti tranne uno, proprio Jorge Alberto Gonzalez. Estremamente preoccupato, un dirigente del Barcellona va a bussare alla sua porta e, dopo svariati tentativi, si trova davanti Gonzalez, con solo dei boxer addosso e l’espressione infastidita di chi è appena stato interrotto sul più bello. Insieme a lui, in quella stanza, una ragazza.

Lo scambio di battute che seguirà rappresenta a pieno l’essenza dell’undici salvadoregno, un concentrato di talentuosa pazzia, e sancisce la conclusione anzitempo della sua unica esperienza in un top club.

Che ca**o ci fai ancora qua? Sono tutti giù nella hall tranne te!”

Senti amigo…io non lascio mai le cose a metà.”

In men che non si dica verrà rispedito a Cadice, il solo luogo in Spagna dove da calciatore sia stato amato realmente. Un’isola, piccola ma accogliente, proprio come il suo paese natio, El Salvador, dove per tutti si chiama “El Magico” ed è considerato una leggenda vivente, con all’attivo 26 reti in Nazionale (secondo miglior marcatore di tutti i tempi) ed una storica partecipazione ai mondiali spagnoli dell’82. Perché di magia nei piedi di quello strambo ragazzo con una pagoda in testa c’è n’era eccome e si sprigionava in tutta la sua potenza immaginifica quando non vi erano pressioni esterne. Genio e sregolatezza, talento puro e una quasi totale assenza di disciplina, il bisogno fisico di vivere a pieno la vita oltre al calcio, concedersi spesso pause e vizi, condizione imprescindibile per essere davvero “magico” almeno qualche volta. Troppo poco per sfondare ad alti livelli, ma abbastanza per entrare nel cuore della gente.

Se a Barcellona non era andata, in quel di Cadice certe sue intemperanze caratteriali potevano venirgli perdonate, specie se compensate da prestazioni capaci di toccare picchi di spettacolarità mai visti prima. C’è un episodio, a metà tra mito e realtà, che racconta benissimo quest’ambivalenza. In occasione di un’amichevole pre-campionato che vedeva affrontarsi Cadice e Barcellona, gli spalti del “Ramon Carranza” erano gremiti. Solo un’amichevole, sì, ma di quelle prestigiose. C’erano praticamente tutti, o quasi. Tra le fila dei padroni di casa all’appello mancava proprio Gonzalez, giunto in ritardo allo stadio esibendo i postumi di un’altra delle sue notti brave. Inserito in extremis in distinta nonostante non apparisse in grado di giocare, il numero undici entra nel secondo tempo, con la sua squadra sotto di tre reti, e dà il via ad un’incredibile rimonta siglando una doppietta e fornendo gli assist per le altre due marcature, sotto gli occhi di un pubblico in visibilio.

Aveva ragione Diego, Jorge veniva da un’altra galassia.

📸http://Lo chiamavano Mágico – Pallonate in faccia

📸Copertina: Mondofutbol

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