Serie C – Mimmo Toscano, le due facce del 2024
Dalla vittoria del campionato col Cesena dei record alle difficoltà incontrate a Catania. Archiviato il 2024, il “cannibale della Serie C” guarda alla prossima sfida: risalire la china con i rossazzurri.
Aggressivo, spietato, famelico, tanto da non lasciare nemmeno le briciole. Sportivamente parlando, chiaro. Perché Domenico Toscano, 53 anni compiuti ad agosto, il soprannome di “cannibale” se lo è visto appioppare dalla stampa sin dai tempi in cui, giovanissimo, allenava il Cosenza. Era la sua prima esperienza da allenatore e riuscì a guidare il club rossoblù verso una clamorosa doppia promozione dalla Serie D alla Prima Divisione di Lega Pro(fatto inedito nella storia quasi centenaria dei cosentini). Da lì nacque l’appellativo che lo ha accompagnato lungo 15 anni di carriera, fino ad oggi, e a dispetto del suo stesso portatore, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare.
Già, perché proprio Toscano, in una vecchia intervista concessa a ‘Repubblica’, ebbe a dire di non amare particolarmente tale nomignolo, pur ammettendo di rispecchiarvisi per la sua fame di calcio(e di vittorie, ovviamente). D’altronde i risultati parlano chiarissimo e parlano decisamente a suo favore: il calabrese è l’unico tecnico nella storia calcistica italiana ad aver vinto cinque campionati di Serie C, con due supercoppe di categoria(giusto per gradire) a completarne il ricco palmares.
L’apoteosi della sua mentalità vincente è stata raggiunta nell’anno che volge al termine, alla guida del Cesena. Un percorso biennale quello che Toscano ha compiuto sulla panchina dei romagnoli. Promozione solo sfiorata nella prima stagione e centrata in quella successiva(23/24), dominando letteralmente il Girone B. Da capogiro i numeri della cavalcata bianconera: 96 punti in 38 partite(da record, come il Catanzaro 22/23), 80 gol segnati, solo 19 subiti, e campionato vinto aritmeticamente con 5 giornate d’anticipo. Agli avversari, nemmeno le briciole. Insomma, un altro titolo da aggiungere alla bacheca e la fama di specialista nello “azzannare” i campionati che viene ampiamente confermata. (continua sotto👇)
La chiamata del Catania. “Questa è la sfida più bella della mia carriera. Non ci dormo la notte, mi sembra di essere ritornato a 15 anni fa”. L’uomo Toscano ha bisogno di stimoli, deve sapere che l’obiettivo è raggiungibile, anche se il percorso da fare può non apparire così semplice. E nel girone più duro di tutta la C semplice non può esserlo, specie se il club che ti chiama è impelagato in terza serie da troppo tempo, una società giovane con alle spalle una piazza che anela per natura a ben altri palcoscenici. Ad oggi, la missione per la quale il tecnico reggino è approdato in Sicilia appare lontana dal venire compiuta, e il percorso si è rivelato perfino più difficile di quanto lo stesso Toscano si aspettasse il giorno della presentazione ufficiale in rossazzurro.
Niente cavalcate. All’inizio del girone di ritorno, il suo Catania occupa la settima posizione a quota 31 punti, nove meno della capolista Benevento, che affronterà il 5 gennaio, alla ripresa del campionato. I punti conquistati sul campo sarebbero 32, se non fosse per la penalizzazione inflitta agli etnei nel mese di ottobre e legata al “caso fideiussione”, che ha sconquassato l’estate rossazzurra proprio quando la nuova stagione era alle porte. Il direttore Faggiano, altra figura nuova rispetto alla passata stagione in seno al club, lo ha chiamato “black-out estivo”. Un corto circuito inatteso, che certo ha inciso sulla programmazione iniziale e sul lavoro di costruzione dell’organico, oltre ad aver gettato un’ombra cupa sulla stessa gestione Pelligra a Catania. Da simili premesse è partito un girone d’andata dall’andamento altalenante, senza quella continuità necessaria per lottare al vertice.
Belle vittorie e clamorosi passaggi a vuoto hanno scandito la prima parte di stagione, con mister Toscano che è rimasto in sella nonostante tutto, nonostante la squadra non abbia ancora trovato una sua fisionomia. Ed è a lui ancora più di prima che il Catania si affida per tornare a sognare la B, sperando in una inversione di rotta.