Adolescenza limitata: come il Covid ha cambiato la vita dei giovani
L’incremento degli effetti del Coronavirus sui giovani rientra tra i dibattiti più discussi degli ultimi due anni. La sensibilità di questi soggetti è stata sommersa soprattutto da un’angoscia sfaccettata: la paura dell’esito di un tampone, la necessità di seguire le restrizioni imposte dallo stato o, nei casi più critici, la consapevolezza di poter essere un “pericolo” nei confronti dei parenti anziani o soggetti a un contagio più grave del virus.
Sono anche degenerati gli atteggiamenti in relazione alla sfera salutare e, inoltre, non potendo stare a contatto fisico con i coetanei, la routine media di ogni ragazzo prevede un prolungato lasso di tempo davanti al PC o davanti allo smartphone vista la mancanza di altri mezzi di sfogo dovuta prima al lockdown e poi alle restrizioni più recenti in generale. Gli adolescenti si sono immersi nei social network, passando gran parte di queste giornate monotone a condividere post, scrivere messaggi e utilizzando la videochiamata come unica speranza di vedere i volti e di sentire le voci dei cari. L’elevato numero di ore davanti ai pixel, oltre a procurare indisposizioni fisiche, ha danneggiato particolarmente la socialità giovanile.
Non bisogna neanche sottovalutare una drastica diminuzione dell’attività fisica e, in molti casi, l’adozione di una scorretta alimentazione.
Nel corso della pandemia, la scuola non ha certo perso il suo ruolo, anche se con molte difficoltà: la didattica a distanza (DAD) ha iniziato a provocare un forte senso di scombussolamento e ha posto ostacoli davanti alla retta via dell’apprendimento scolastico: partecipare a una lezione, in alcuni casi, è diventato quasi impossibile. Connessione scadente, distrazioni casalinghe e stanchezza, dopo circa sei ore davanti a uno schermo, sono gli intralci più frequenti in questo contesto.
Una lunga fase di incertezze, di allarme e di restrizioni. Così viene giustamente descritto il periodo di diffusione globale dell’infezione da SARS-CoV-2 che, oltre ad aver esteso la conoscenza di ogni cittadino nell’ambito medico e sociale, ha provocato distorsioni sopratutto psicologiche nei confronti di questi ultimi. È evidente il fatto che la situazione ha privato e continua a privare i giovani di tutte le esperienze che avrebbero garantito loro una crescita ma sacrifici e rinunce, in fondo, ci stanno anche educando a una visione più realistica della vita, anche se forse un po’ troppo presto per la nostra giovane età.